Cinghiali, se ne abbattono 180 all’anno
BELLUNO. «Malgrado la Provincia di Belluno abbia scelto la linea dell’eradicazione dei cinghiali, uccidere questi animali non è una cosa semplice».
Lo dice il responsabile della polizia provinciale, Gianmaria Sommavilla commentando quanto sta accadendo da diverso tempo tra i campi di mais degli agricoltori della Valbelluna e basso Feltrino che si sono visti distruggere gran parte del raccolto proprio da questi maiali selvatici. I cinghiali si sentono così padroni del territorio, che ormai non agiscono più solo di notte, ma anche in pieno giorno come evidenzia l’incontro ravvicinato di Lino Canal con ben tre di questi grossi animali e i loro piccoli.
«Come ente, da diverso tempo abbiamo attivato il controllo della loro diffusione», prosegue Sommavilla, «e i cacciatori hanno ampia facoltà di intervenire sempre. Ogni anno vengono abbattuti dai 150 ai 180 cinghiali, ma non sappiamo quanti realmente siano presenti perché si spostano molto facilmente sul territorio. Si fanno anche tanti chilometri sia per terra che in acqua per trovare il cibo». Ebbene sì, il cinghiale non teme neppure l’acqua tanto che alcuni di questi sono stati segnalati la settimana scorsa nel golfo di Trieste che nuotavano.
Il loro essere così “intrepidi” rende difficile la loro caccia. «Anche perché agiscono principalmente di notte», prosegue il dirigente degli agenti provinciali, «sono elusivi e hanno una grande memoria, per cui se in una determinata area uno di loro viene abbattuto o si sentono minacciati, allora se ne vanno da un’altra parte e per lungo tempo non si vedono più. Inoltre, seguono il cibo ed è per questo che sono più diffusi nella pianura dove le coltivazioni di cereali sono presenti. Ma non disdegnano nemmeno le nostre colture: le aree più a rischio sono appunto Valbelluna e basso Feltrino, aree cioè più vicine alla Marca e dove possono trovare abbondanza anche di castagne e ghiande».
Ma sono animali anche attenti all’alimentazione, contrariamente a quello che si può pensare. «Infatti il cacciatore deve conoscere le loro abitudini alimentari, per cercare di scovare i gruppi». E legata al cibo è la fecondità delle scrofe: «Queste ultime entrano in calore in base al peso: intorno ai 30-35 kg sono fertili e più mangiano e più si riproducono: si può arrivare anche a 5-6 parti all’anno per un massimo di 6-7 cuccioli alla volta. Insomma, è impossibile limitare i cinghiali».
Lo sa bene anche Leandro Grones, coordinatore dei distretti venatori bellunesi. «I cinghiali sono una specie onnivora, che si riproduce facilmente e trova tutto quello che serve per vivere bene. Rientra nelle specie da controllare e quindi può essere abbattuta soltanto dai cacciatori abilitati a questo controllo. Si tratta di una caccia che è spalmata in tutto l’arco dell’anno. Vista l’emergenza, cercheremo di mettere ancora più impegno nel loro abbattimento, anche se questo non basterà a fermarli».
Gli agricoltori, quindi, devono mettersi il cuore in pace: la situazione non potrà cambiare di molto. L’unica cosa che potranno fare è denunciare alla Provincia i danni subiti per ottenere un contributo-risarcimento dalla Regione per i campi devastati dal passaggio di queste “orde selvatiche”.
Paola Dall’Anese
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