Cinghiali vicini alle case a Santa Giustina: distrutto il 60% dei campi

Culture e prati presi di mira dagli animali che scorazzano in gruppi numerosi

Il terreno a non più di cinquanta metri dalla casa di Massimo Collostide nella zona di Fant è stato smosso la notte tra martedì e mercoledì. Sono i cinghiali, ormai diventati un’ossessione per gli agricoltori della zona. Scorrazzano liberamente tra i campi coltivati a mais o soia, e nei prati utilizzati per lo sfalcio. I danni sono pesanti, con un taglio stimato della produzione di circa il 60 per cento. Ai cinghiali vanno aggiunti i cervi che sono proliferati in questi ultimi anni in modo esponenziale superando di gran lunga i danni causati dai caprioli. Collostide collabora nella coltivazione con l’amico Romeo Fregona, che opera pure lui nella zona tra Fant e le Gravazze ed è stato colpito duramente. E nemmeno le altre aziende agricole che gravitano nel territorio santagiustinese sono immuni.



Ñessun dubbio che si tratti dei cinghiali. I residenti della zona li hanno già notati più di una volta aggirarsi numerosi nelle campagne: «È stato visto un gruppo di oltre venti cinghiali che vaga alla ricerca di cibo combinando veri e propri disastri ai danni dei campi coltivati», spiega Collostide che durante l’estate si fa aiutare dal nipote Giovanni. «Lui sarebbe il futuro dell’azienda e ha tanta passione», aggiunge l’agricoltore, «ma non so se vale la pena continuare in queste condizioni. Da ormai quattro o cinque anni si lavora in perdita perché i danni alle culture annullano completamente il guadagno. A me non interessa l’elemosina dell’ente pubblico che mi dice di denunciare i danni subito per rimborsarmi. Io voglio vendere il mio prodotto e incassare quanto mi spetta, tanto o poco che sia. Alle bizze meteorologiche non possiamo opporci, ma dai danni causati da cinghiali e cervi dovremmo poterci difendere riducendo drasticamente il numero di questi animali, che ormai ti arrivano sulla porta di casa».



Collostide e Fregona hanno speso una mattina per girare i campi di loro proprietà: «La situazione è pessima. Tra l’altro per rendersi conto dei danni causati dai cinghiali bisogna avvicinarsi perché le file esterne non vengono toccate e i danni vengono fatti soprattutto all’interno», spiega ancora Collostide. «I cervi invece spezzano gli stocchi (i fusti del mais ndr) e difficilmente entrano nei campi. Passano e mangiano. E fanno tanti danni pure loro, perché sono aumentati di numero e mangiano tanto».



Quando il mais viene spezzato dai cervi può accadere che la pianta marcisca sviluppando una tossina che poi finisce nella trebbia e resta nella catena alimentare fino al latte prodotto dalle vacche. «Una volta», aggiunge alcora Massimo Collostide, «ho dovuto rinunciare a conferire il mio latte a Lattebusche perché il mio latte superava l’indice di tossine consentito. Giusto così, però il rimborso ricevuto dalla cooperativa non mi ha certo ristorato del danno».



Collostide non ha dubbi: «Ungulati e cornacchie sono pieni di zecche e il loro aumento causa anche una maggiore diffusione delle zecche sul territorio. Ci sono davvero tanti motivi perché una volta per tutte chi di dovere decida di ridurre il numero di questi animali con un serio piano di abbattimenti. —


 

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