«Cinquanta milioni lasciati nelle tasche dei bellunesi»
BELLUNO. Dalla sicurezza idrogeologica alla protezione civile, dalla tutela ambientale al sistema idrico, passando per la definizione di linee guida e l’imposizione di vincoli sulle centraline idroelettriche.
Mese per mese Bottacin ha tracciato interventi e provvedimenti adottati nel corso dell’anno che si sta chiudendo. «Esordisco dando un dato preciso. Che è anche quello che più interessa ai cittadini», ha affermato. «La Regione Veneto, unica in Italia, ha fatto una scelta: quella di non imporre nessuna tassa di sua competenza, lasciando nelle tasche dei suoi cittadini un miliardo e 159 milioni, circa 235 euro procapite. In totale, per la provincia di Belluno, si tratta di circa 50 milioni. Non è poca cosa, in un momento in cui lo Stato ci ha tagliato nel 2016 altri 270 milioni».
Tornando agli interventi effettuati, Bottacin ha ricordato che, in materia di idroelettrico, si è trovato di fronte a una «deregolamentazione». «È stata introdotta, su proposta del Veneto, una norma retroattiva sulle nuove derivazioni», ha precisato. «Un lavoro importante, soprattutto quando abbiamo stabilito il divieto di concedere un impianto se non all'interno di un bacino di 10 kmq libero da altre strutture di captazione. Mentre in provincia di Bolzano il limite è a 6 kmq». «A marzo è stata data completa attuazione al trasferimento alla Provincia di Belluno, dando quindi applicazione alla legge regionale 25, delle competenze in materia di rilascio dell’autorizzazione unica alla costruzione e all’esercizio degli impianti idroelettrici», ha aggiunto. «La questione sta però a monte: lo Stato continua a dare incentivi per la realizzazione di centraline».
L’assessore ha poi ricordato il progetto di legge, presentato a giugno con il consigliere Gidoni, per fare del Bellunese “zona franca”; l’istituzione, ad agosto, del bacino dei rifiuti («anche se bisogna vedere quel che accadrà: perché la Provincia non gestisce la partita di Dolomiti Ambiente?»); gli interventi di somma urgenza portati avanti in Cadore, a settembre, a Lozzo e a San Vito, in Val Boite («siamo intervenuti quando sarebbe toccato alla Provincia»). Bottacin ha parlato anche della recente norma approvata nel collegato alla legge regionale di stabilità 2017 dedicata agli impianti a biomasse, compresi i pirogassificatori, per i quali si prevede una decisa restrizione nel campo di applicazione. «Sul tema autonomia della Provincia di Belluno, facendo un passo indietro, ricordiamo che la Regione ha iniziato un percorso nel 2006, con il trasferimento delle risorse dei canoni idrici», ha detto ancora, «canoni che, nel 2008, sono stati raddoppiati. Il 4 gennaio 2011, a Calalzo di Cadore, con il sottoscritto, nasce poi l’idea dei fondi Odi, che prevedeva il nome dei due ideatori Calderoli-Brancher». (m.r.)
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