Cinque giovani bellunesi sul ghiacciaio Corbassière
BELLUNO
Parla bellunese la missione italo-svizzera partita pochi giorni fa per andare a salvare la “memoria” del ghiacciaio Corbassière sul massiccio del Grand Combin.
Tra i tre ricercatori italiani del team, infatti, si trovano Jacopo Gabrieli di Belluno, del Cnr e Rachele Lodi, di Mel, dottoranda in scienze polari a Ca’ Foscari. Inoltre, la guida alpina è il feltrino Paolo Conz, mentre al campo base di Ollomont, in provincia di Aosta, è attivo il feltrino Federico Dallo, post-doc al Cnr e Marie Curie fellow a Ca’ Foscari. Bellunese, infine, anche il fotografo della spedizione: Riccardo Selvatico.
Lo scopo della spedizione è di raggiungere il ghiacciaio a 4.100 metri di quota per estrarre due “carote” di ghiaccio da destinare alla “biblioteca dei ghiacci”, che il programma internazionale Ice Memory creerà in Antartide. Ice Memory è una corsa contro il tempo per portare al sicuro questi archivi, mettendoli a disposizione delle future generazioni di scienziati.
Analizzando le bolle d’aria che la neve accumula strato dopo strato sul ghiacciaio nel corso dei secoli, infatti, gli scienziati sono oggi in grado di identificare le tracce dell’evoluzione delle temperature e delle concentrazioni di composti chimici.
Si tratta di analisi impensabili solo pochi decenni fa; comprendere il clima e l’ambiente del passato permette di anticipare i cambiamenti futuri. I ghiacciai montani conservano la memoria del clima e dell’ambiente dell’area in cui si trovano, ma si stanno ritirando inesorabilmente a causa del riscaldamento globale, ponendo questo inestimabile patrimonio scientifico in pericolo. Basti pensare che solo negli ultimi 170 anni il ghiacciaio Corbassière ha perso circa un terzo della sua area, con un arretramento della lingua glaciale di circa 3.5 chilometri.
Assieme ai due scienziati bellunesi, sul ghiacciaio del Grand Combin vivranno e opereranno per circa due settimane altri 4 glaciologi e paleoclimatologi dell’istituto di scienze polari del Cnr, dell’università Ca’ Foscari e del centro di ricerca svizzero Paul Scherrer Institut (Psi).
Le buone condizioni meteo saranno fondamentali per la riuscita dell’impresa, dato che sarà possibile evacuare i partecipanti alla spedizione solo in elicottero. I campioni di ghiaccio che verranno estratti saranno profondi 80 metri, del diametro di 7,5 centimetri e saranno i primi campioni completi del ghiacciaio del Grand Combin. Due verranno conservati per il futuro nell’archivio creato appositamente nella stazione Concordia sul plateau antartico, l’altra sarà analizzata nei laboratori congiunti di Ca’ Foscari e Cnr a Venezia e al Psi.
«Per comprendere meglio la risposta del clima della terra alle continue emissioni e quindi intraprendere concrete azioni di mitigazione e adattamento, è essenziale guardare al passato», spiegano i ricercatori, «è necessario, infatti, capire come il clima abbia reagito alla naturale ciclicità delle variazioni dei gas serra». Quella sul Grand Combin è la prima di una serie di spedizioni finanziate dal Miur, che proseguirà con i ghiacciai del Monte Rosa, Marmolada, Montasio e Calderone. Per saperne di più sul progetto visitare il sito www.icememory.it. —
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