Cinzia torna a casa dopo il giro del mondo e scommette sul bar Tre Terze a Campolongo
La storia
Ci voleva tutto il coraggio e la determinazione di una ragazza del paese per far riaprire le porte del bar Tre Terze, in piazza San Giacomo a Campolongo di Cadore. «Volevo provare a mettermi in gioco», spiega Cinzia Fabbris, classe 1989, «fare qualcosa in proprio, sfruttare tutte le mie esperienze lavorative precedenti. Per questo sono tornata in Italia, per essere io stessa a costruirmi il mio futuro. E per adesso devo dire che sono contenta della scelta che ho fatto, anche se le difficoltà non mancano, ovviamente».
Da qualche anno il bar Tre Terze era chiuso. Rappresentava l’unica attività commerciale della piazza, dopo che avevano cessato progressivamente i due piccoli market che qualche anno fa animavano il centro di Campolongo. Poi è arrivata Cinzia, a febbraio ha riaperto, adesso comincia a tirare le prime somme di questa nuova esperienza, dopo aver riacquistato i favori di chi era abituato a prendere un aperitivo in piazza, a sostare qualche momento sui tavolini all’aperto, a leggere il giornale e a fare quattro chiacchiere sorseggiando un bicchiere di vino. Ma conquistando anche una clientela nuova, come quella di tante signore che, di primo mattino, si ritrovano per fare colazione, cappuccino e brioche, o che a mezza mattina, o a metà pomeriggio, hanno l’appuntamento del tè fra amiche.
Ma cosa faceva prima di questa esperienza Cinzia Fabbris?
«Ho girato il mondo», racconta, «dopo aver fatto la scuola professionale di Cividale per diventare pasticcera. Londra, Australia, Spagna e ritorno, dopo una decina di anni che mi hanno consentito di aprire gli occhi su realtà molto diverse dalla nostra e soprattutto di fare esperienza, di farmi le spalle grosse, per capirci».
Partiamo dall’inizio...
«A Londra sono andata a vent’anni, nel 2009, dopo aver fatto pratica dapprima a San Vito di Cadore, alla pasticceria Fiori, e poi a Jesolo e Cavallino Tre Porti. Cercavo una nuova esperienza lavorativa e volevo imparare l’inglese, così sono partita alla ricerca di qualcosa di nuovo».
Come è andata?
«Direi bene. Sono rimasta nella capitale inglese cinque anni e mezzo, dapprima in una pasticceria per i primi tre anni, poi in cucina, specializzandomi negli antipasti. Lavoravo in un ristorante italiano chiamato “Bocca di lupo”, poi mi sono spostata nella gelateria della stessa famiglia, di origine italiana, che si chiama “Gelupo”. La nonna era italiana, mi ha introdotto lì uno chef con cui avevo collaborato».
Poi il salto al di là dell’oceano.
«Sì, in un mondo completamente diverso, a Perth in Australia, dove sono rimasta un anno. Al di là del clima, in Australia ho trovato anche un ritmo di vita diverso rispetto a Londra, meno frenetico, con orari che consentivano di avere anche qualche ora da dedicare a se stessi, mentre in Inghilterra il tempo libero della giornata lo passavi negli spostamenti da una parte all’altra della città. Davvero una bella sorpresa, ma poi ho deciso di rientrare in Italia e da qui di andare in Spagna, in Costa Brava».
Il motivo?
«Volevo allargare le mie conoscenze e anche imparare lo spagnolo. Ho fatto la cuoca e anche la cameriera in un ristorante a Platja D’Aro, vicino a Girona, dove sono stata per altri quattro anni. Fino a quando la voglia di metter su famiglia, e anche di ritrovare le mie radici, mi ha riportato a casa».
Nel frattempo, infatti, è nato Santiago, nel maggio di un anno fa, dal compagno spagnolo Albert Roig Paret. E Cinzia, insieme al padre Luigi ed alla mamma Anna Pavan, da settembre ha iniziato a cercare una soluzione che le consentisse di mettersi in gioco, di essere indipendente, di poter coniugare esigenze lavorative e familiari ; ed anche di ridare un po’di vita alla piazza centrale di Campolongo, orfana da troppo tempo del suo storico bar. «I primi mesi sono andati bene – commenta – sono soddisfatta della scelta ed i commenti sono tutti positivi. Insomma, si sentiva in paese questa necessità e sono stata contenta di averla intercettata». –
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi