Cirvoi, rapina a colpo sicuro: cercavano la cassaforte
Due malviventi sono entrati a casa di Alba Buso sabato sera con un espediente
BELLUNO. Si è fidata di loro. Due ragazzi, attorno ai vent’anni, che hanno bussato alla porta della sua abitazione, sabato sera. Alba Buso li ha fatti entrare, ha offerto loro un bicchiere d’acqua. Ha chiacchierato con loro qualche decina di minuti, poi il dramma: i due hanno immobilizzato la donna, l’hanno legata al letto e hanno portato via gioielli e denaro.
È di circa duemila euro il bottino della rapina che si è consumata sabato, fra le 18 e le 19, in una casa di Cirvoi. Le indagini sono affidate alla Squadra Mobile della Questura di Belluno, intervenuta sul posto insieme alla Scientifica, che ha raccolto reperti preziosi. Al momento si indaga ad ampio raggio, non escludendo alcuna ipotesi.
La cronaca.
Alba Buso ha 65 anni, è vedova e vive da sola in via Col de Gou, la strada che da Cirvoi porta sul Nevegal. La sua abitazione si affaccia nel cortivo dei Masi, ma sabato alle 18 non c’è quasi nessuno nelle case vicine. Ad un certo punto due giovani bussano alla sua porta. Il figlio Enrico era appena andato via: era passato dalla madre prima di andare a lavorare.
Probabilmente i due giovani, a volto scoperto, usano il nome di una persona che Alba Buso conosce per farsi accogliere in casa. Entrano. Dicono di essere accaldati, Alba offre loro un bicchiere d’acqua. Sul tavolo della cucina ieri c’erano ancora i sottobicchieri. I tre chiacchierano qualche decina di minuti, poi la donna si rende conto che è quasi ora della messa e accompagna gli ospiti alla porta. A quel punto viene aggredita.
La rapina.
Uno dei due ragazzi le mette una mano sulla bocca, le dice di non muoversi e non parlare, che non le avrebbero fatto nulla. Le chiedono i soldi, lei prende la borsa nell’ingresso. Ma i malviventi puntano alla cassaforte. Viene svuotata. Dentro ci sono soldi e gioielli per un valore di circa duemila euro.
Alba Buso inizialmente viene tenuta d’occhio da uno dei due giovani, poi viene legata al letto, nella sua camera. Uno dei due prende le fascette da elettricista dallo zainetto che aveva con sè e le mette attorno a ciascuna delle caviglie della donna. Con una terza fascetta le blocca le gambe al letto. Alba Buso viene anche imbavagliata con dello scotch. Sempre con lo scotch le vengono bloccate le mani, che i malviventi legano allo schienale di una sedia messa dall’altra parte del letto.
Uno dei due ragazzi prende anche un coltello dalla cucina, lo brandisce ma, racconterà la donna, non le viene puntato contro. I malviventi aprono un armadio, rovistano fra i vestiti, spostano i quadri e ne buttano uno su un letto. Terminata la razzia di denaro e gioielli se ne vanno, portandosi via anche le chiavi di casa.
La donna si libera.
Quando Alba Buso sente la porta d’ingresso chiudersi, spaventatissima ma incolume, riesce a liberarsi. Esce di casa, si siede sui gradini dell’abitazione vicina, sotto choc. Chiede aiuto, ancora con i pezzi di scotch attorno alla bocca. Da una delle case che si affacciano sul cortivo dei Masi esce un ragazzo, che chiama la Polizia. Le pattuglie sono sul posto nel giro di pochissimi minuti.
I soccorsi.
Agenti della Mobile, in divisa e in borghese, perlustrano il paese. La notizia della rapina si diffonde in una manciata di minuti e genera un iniziale allarme. Poi la gente inizia a farsi qualche domanda: una rapina in pieno giorno, in mezzo alle case? Inizia a diffondersi la voce che possa essersi trattato di un’azione mirata. Il panico lascia il posto allo sconcerto.
Nel frattempo la Polizia raccoglie tutte le testimonianze. Viene chiamata un’auto medica, per verificare le condizioni di salute della donna, che ha i segni delle fascette ben visibili attorno ai polsi e alle caviglie. Alla fine non servirà il trasporto in ospedale: Alba Buso si allontana da casa con il figlio, noto ristoratore del Castionese. Passa la notte da lui.
Cirvoi si interroga.
Al bar Cooperativa e per le strade del paese, intanto, tutti si chiedono chi possa aver potuto fare una cosa simile. Alba Buso è una persona conosciuta, ben voluta, buona. Aveva gestito il bar Cooperativa anni fa, apriva la chiesa per le messe del sabato. Spetterà alla Squadra Mobile, diretta da Maurizio Miscioscia, fare luce sull’accaduto.
Le indagini.
Durante la notte e ieri mattina si sono viste auto della Polizia in paese. Sono state acquisite le immagini delle telecamere di videosorveglianza, comunali e private, dal centro storico di Belluno a Cirvoi. Al momento non è stato aperto alcun fascicolo in Procura. Potrebbe accadere oggi. L’ipotesi di reato, a carico di ignoti, è di rapina aggravata.
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