Cittadella della sanità, l’Usl 1 vende due immobili

L’azienda ha chiesto alla Regione l’autorizzazione per dismettere gli stabili di via Carducci e in via Sant’Andrea così da intervenire sull’ex sanatorio
Di Paola Dall’anese
la sede ulss di via carducci
la sede ulss di via carducci

BELLUNO. Una “cittadella della salute” all’interno dell’ospedale del capoluogo. Si va sempre più delineando il progetto all’interno della direzione strategica dell’azienda sanitaria, anche in un’ottica di recupero di risorse così da rendere meno impattanti ulteriori interventi sul patrimonio che si dovessero rendere necessari in un momento di contenimento delle spese.

L’Usl 1 ha chiesto alla Regione l’autorizzazione alla vendita di alcuni immobili, tramite un’asta pubblica. L’obiettivo è ricavare da questa vendita risorse per ristrutturare il blocco “B” del nosocomio, che un tempo accoglieva il sanatorio, oltre che costituire una “cittadella della sanità”, appunto, all’interno dell’area dell’ospedale San Martino.

Gli immobili che l’azienda sanitaria intende dismettere sono quello in via Carducci, da dove un po’ alla volta i servizi sono stati spostati ad eccezione di parte del dipartimento di salute mentale (che resiste al piano terra), e quello in via Sant’Andrea, oggi sede del dipartimento di prevenzione. Il primo palazzo necessita di importanti interventi di ristrutturazione e di manutenzione che lo rendono anche in parte inagibile, mentre per il secondo immobile, sempre di proprietà dell’Usl, la collocazione in centro non è la migliore visto che mancano i parcheggi e non è facilmente accessibile ai disabili. Situazione questa che ha fatto sì che si optasse per cambiare l’ubicazione di questi uffici. L’accentramento di alcune attività di prevenzione nell’area ospedaliera potrebbe avvenire entro il 2015, dopo il trasferimento nel nuovo blocco “F” del gruppo materno-infantile. Lo stabile che così rimarrà vuoto potrà accogliere i nuovi uffici.

Già nel 2011, l’allora direttore generale aveva chiesto delle valutazioni di stima all’Agenzia del territorio di Belluno. «Perizia che è stata fatta all’epoca, ma in questi anni le cose sono cambiate e i prezzi degli immobili non sono propriamente favorevoli per chi intende vendere. Per cui vorremo, per raggiungere il massimo del profitto, attendere ancora per vedere come va il mercato, così da poter ricavare i soldi necessari per sistemare poi altri immobili», sottolinea il dg Pietro Paolo Faronato che aggiunge: «Per ora abbiamo inoltrato a Venezia la richiesta di autorizzazione alla vendita di questo patrimonio oltre che al loro cambio di destinazione d’uso, anche perché i tempi sono piuttosto lunghi: dobbiamo traslocare il materno-infatile attuale, sistemare la palazzina e poi trasferire questi servizi. Questo significa che prima dobbiamo fare queste operazioni e poi vendere gli immobili, il che ci impone di istituire una sorta di fondo di rotazione per poter recuperare le risorse della compravendita anche nella speranza che cambi il mercato».

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