Cittadinanza ai brasiliani: «Duecentomila pronti a partire»

Parla l’uomo che aiuta i connazionali a fare tutte le pratiche in Val di Zoldo. «La legge italiana vi ha messo nei pasticci. Basta avere un antenato e sei a posto»

VAL DI ZOLDO. Nel sud del Brasile ci sono 200 mila persone pronte a richiedere la cittadinanza italiana per ius sanguinis.

Thyago Rodrigo De Souza ne ha portati una ventina a Val di Zoldo. Ma all’ufficio anagrafe aveva detto che c’erano almeno altre 400 persone in arrivo dal Brasile. È lui la persona che aiuta i brasiliani a richiedere la cittadinanza italiana in Val di Zoldo. «Ho portato i miei familiari e amici», inizia.

Il suo racconto arriva dopo che il sindaco di Val di Zoldo ha sollevato un tema delicato e esplosivo: quello dell’aumento delle richieste di riconoscimento della cittadinanza italiana che sta paralizzando il suo ufficio anagrafe. De Souza non ha legami particolari con la Val di Zoldo: «Ho una casa in Brasile, una a Londra, una a Verona», racconta.

«I miei avi sono di Lentiai e da quindici anni sono in Italia». Ha portato in Italia i suoi familiari, qualche amico: il suo avvocato, il fratello, un dipendente. «Ho un caro amico in Val di Zoldo, che mi ha dato una casa che stiamo sistemando. È per i miei familiari». È l’edificio a Goima dove vengono messe le residenze temporanee dei brasiliani che devono fare le pratiche per la cittadinanza.

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«Nel sud del Brasile ci sono 200 mila persone pronte a partire per fare le pratiche», aggiunge. «Lo confermano negli uffici dove fanno i documenti, a San Paolo, Santa Caterina, Paranà e Rio Grande do Sul. Il problema non sono i brasiliani, è la vostra legge, che vi ha messo in un gran pasticcio: qualsiasi cittadino brasiliano che abbia un antenato in Italia e lo dimostri, anche se questa discendenza risale a secoli fa, può chiedere il riconoscimento della cittadinanza italiana».

È il principio dello ius sanguinis. «Basta arrivare con i documenti a posto e si può avviare la pratica nei Comuni», continua l’uomo. Ma sono tutti documenti leciti? «In Brasile hanno arrestato persone che facevano documenti falsi, perché in Brasile, come in Italia, con i soldi si può fare tutto. Ma io non so quante persone rischierebbero il loro posto di lavoro nel Cartorio (l’anagrafe brasiliana, ndr) per fare queste cose».

La famiglia di Thyago Rodriguez De Souza, comunque, «è al 100 per cento in regola», prosegue l’uomo. Ma perché tanti brasiliani stanno richiedendo la cittadinanza italiana direttamente alle anagrafi dei Comuni?

«Al Consolato italiano in Brasile si aspetta dai sette ai dieci anni per ottenere il documento. Allora le persone si rivolgono ad agenzie, in Brasile, che hanno collegamenti qui in Italia e che si occupano di richiedere la cittadinanza per ius sanguinis. Il vero problema è la legge italiana».

I Comuni non possono rifiutarsi di concedere la cittadinanza a chi è in regola con la discendenza. Anche se gli antenati risalgono a secoli fa. In altri paesi europei (come Spagna e Germania) sono stati posti limiti temporali più stringenti rispetto all’Italia.

«È la vostra legge che favorisce l’arrivo dei discendenti di italiani», ribadisce Thyago Rodrigo De Souza. «In tutto il mondo ce ne sono 50 milioni». Sono distribuiti fra le Americhe e l’Australia. «Se portassi in Italia tutte le persone che me l’hanno chiesto...», conclude l’uomo.

«Mi hanno anche offerto dei soldi, ma ho rifiutato».
 

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