Cittadinanza ai brasiliani, si muove la Prefettura

Palazzo dei Rettori ha avviato un approfondimento sul caso dei passaporti. De Pellegrin: «Ci sono siti specializzati che scartano i Comuni più lenti»

BELLUNO. La Prefettura vuole vederci chiaro sul caso delle richieste di cittadinanza per discendenza italiana presentate dai brasiliani. «Stiamo conducendo alcuni approfondimenti», confermano da Palazzo dei Rettori. «Stiamo verificando le dimensioni del fenomeno a livello provinciale, vogliamo verificare il profilo amministrativo prima di tutto. Cerchiamo di capire come viene gestito l’intero iter burocratico». Se poi ci fossero elementi di illegalità, il caso passerebbe alla Magistratura, perché si tratterebbe di un illecito penale.

Aire, potrebbero iscriversi in 500mila


In una segnalazione giunta al sindaco di Val di Zoldo Camillo De Pellegrin, una persona che sostiene di conoscere bene la situazione brasiliana ha parlato di documenti falsi, preparati nel paese carioca e certificati da studi di professionisti. De Pellegrin ha inviato la segnalazione in Questura. La Prefettura si è attivata d’ufficio, perché non sono arrivate carte e documenti e i Comuni non sono tenuti a inviare le richieste di riconoscimento di cittadinanza italiana a Palazzo dei Rettori, ma è il segno che il caso sollevato dal sindaco di Val di Zoldo si sta allargando. Se ne stanno interessando anche i media nazionali. «Evidentemente ho toccato un tema che desta preoccupazione, per la sua incidenza e per la situazione in cui vengono a trovarsi i Comuni, costretti ad affrontare un numero di pratiche esorbitante», spiega il sindaco. «Mi hanno scritto anche altri sindaci, di altre zone d’Italia, che stanno vivendo la stessa situazione e che chiedono di essere aiutati».

Il personale è sempre meno, gli uffici sono intasati. Chi richiede la cittadinanza italiana perché ha antenati italiani può anche rivolgersi al Consolato, «ma solo quello di San Paolo ha sulla scrivania 75 mila pratiche inevase. Per forza si rivolgono a noi». Ed è proprio De Pellegrin, attraverso una semplice ricerca su internet, ad aver scoperto l’esistenza di siti che spiegano come fare ad ottenere la cittadinanza. Fin qui tutto bene, si tratta di informazione, pura e legittima. «Ma su un sito specializzato si legge che se un Comune ci mette più di quattro mesi a completare le pratiche, viene scartato e chi si occupa di queste situazioni sceglie altri Comuni. Insomma, pare esserci un’organizzazione, un sistema ben organizzato».

De Pellegrin precisa che non intende boicottare nessuno, ma «tutelare chi richiede la cittadinanza perché si sente effettivamente legato alla nostra terra e non chi lo fa per altri motivi», conclude. «Qualcuno deve aiutare i Comuni, che non possono gestire da soli questa situazione. Il tema è politico».
 

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi