Cittadinanza onoraria e Vergani si commuove

Rivamonte. Pubblico partecipe ieri pomeriggio in sala consiliare Il sindaco Todesco: «Si deve a lui se il nostro sito minerario è rinato»
Di Gianni Santomaso

RIVAMONTE. Si è commosso citando il nome dei Fossen, dei Mottes e dei Rosson che lo avevano aiutato nelle ricerche sulla società rivamontese e sulla vita e il lavoro nelle miniere di Valle Imperina.

Forse è qui, in questo semplice e umano episodio, che si capisce come la cittadinanza onoraria conferita ieri sera, nella sala consiliare, davanti ad un pubblico partecipe, a Raffaello Vergani da parte del sindaco di Rivamonte, Valter Todesco, sia qualcosa di naturale, prima ancora che doveroso.

È doveroso perché, come ricordato dal sindaco nel discorso introduttivo, si deve a Vergani se il sito minerario di Valle Imperina (cinque secoli di vita) non è diventato una discarica di rifiuti dopo la chiusura nel 1962. Si deve a Vergani se il nome di “Riva d'Agordo” è finito in importanti simposi, convegni, saggi e libri ( su tutti il lavoro “Riva d’Agordo: una comunità mineraria di montagna” pubblicato nel 1983 nella Storia di Italia Einaudi) in Italia e all'estero.

A Vergani, alla sua opera di sensibilizzazione, ai suoi studi si deve infine l'avvio del recupero del sito stesso portato poi avanti da vari enti e associazioni, in primis il Comune che lo acquistò dalla Montecatini nel 1988.

Ma la cittadinanza onoraria al professore di Montebelluna, docente all'università di Padova, è apparsa ieri sera soprattutto naturale in quel momento finale di commozione.

«Fin da piccolo sono stato attratto dalla chimica e dalla mineralogia – ha ricordato Vergani - poi c'è stato l'amore per la montagna, poi l'impressione che mi fecero i forni di Valle Imperina. Ho cominciato a lavorare nell'archivio di Venezia, poi alla fine degli anni '70 sono venuto a Riva a conoscere quelle cose che non si trovano sui libri: l'aria, la luce, il suono della lingua, lo spirito dei luoghi e della gente, cose che arricchiscono».

La cittadinanza onoraria è stata conferita, quindi, dall’amministrazione comunale «con riconoscente affetto e stima», come si legge nella pergamena, «ad un autorevole docente dell’Università degli Studi di Padova, studioso insigne e appassionato ricercatore, una vita dedicata con serietà e rigore scientifico alla cultura, alla scuola, alla storia delle attività estrattive venete e bellunesi e in particolare a quelle della Valle Imperina alla cui salvaguardia e recupero ha contribuito in modo determinante». E ancora: «Valle Imperina che è stata grandemente onorata a valorizzata dal suo impegno e dalla sua opera».

«Vi sono gratissimo – ha commentato Vergani - per questo riconoscimento che premia un impegno pluridecennale che ho esercitato sulle carte e sul territorio. Quante volte sono andato a Valle Imperina a guardare i resti delle metalline sul terreno, quante volte sono venuto a Riva, dove il parroco di allora, don Luigi De Col, mi ha aperto l'archivio parrocchiale in cui ho studiato i minatori, la loro vita, gli incidenti e mi ha indicato alcuni di coloro che avevano lavorato a Valle Imperina fino al 1962».

I Fossen, i Mottes, i Rosson che ha usato come ipotetici protagonisti nella ricostruzione di tre famiglie rivamontesi del '700.

A loro, alla loro vita, al loro lavoro Vergani ha dedicato l'amore dello studioso. Ieri sera, finalmente, i figli di quelle famiglie gliel'hanno ricambiato.

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