Clamoroso, Paniz non va in Parlamento
BELLUNO. Dodici voti fatali. La notizia più clamorosa di ieri è un colpo per il Pdl bellunese: Maurizio Paniz non andrà in Parlamento. L’avvocato bellunese, inserito al terzo posto della lista per la Camera Veneto 2 rimane escluso dall’elenco degli eletti, nonostante il suo partito sia riuscito a raggiungere e superare la soglia di sicurezza all’interno della circoscrizione, asticella che inizialmente era stata fissata al 16,5%. La posizione di Paniz sembrava blindata e invece non è bastata a garantirgli il ritorno a Roma dopo dodici anni di esperienza parlamentare. Un numero che sembra stregato per l’ex deputato, visto che i voti che l’hanno escluso dall’elezione sono veramente una manciata. Probabilmente la voce dei dodici voti di scarto sta assumendo la dimensione della leggenda metropolitana, ma quel che è certo è che il destino si è giocato in un soffio.
Determinante, nella distribuzione dei seggi alla Camera, è stato il risultato della lista Monti, che in Veneto 2 ha preso il 10% e a Belluno il 13,29%, ben oltre la media italiana. Nel giro dei resti, Monti ha ottenuto un deputato in più che gli è stato attribuito proprio nel Veneto 2 togliendo un deputato alle forze politiche sconfitte e quindi al Pdl, che nella circoscrizione ha ottenuto solo due deputati. Il Pdl avrebbe di che lamentarsi, visto che con il 17,7% dei voti porta a Roma due deputati esattamente come Lega Nord e Monti che si sono fermati al 10%, ma la legge elettorale è così e al Pdl finora è andata bene.
A questo si aggiunge il fatto che il partito di Berlusconi a Belluno è andato molto male, con il peggior risultato del Veneto e una delle prestazioni più sottotono del Paese: il 15,4% alla Camera e il 16% al Senato. Osservando i numeri puri, il distacco rispetto alle elezioni del 2008 fa ancora più impressione, perché il Pdl ha lasciato sul campo ben 13.179 voti. Nel 2008 il 24,24% (alla Camera) corrispondeva a 31.303 voti, scesi ai 18.214 di quest’anno. Al Senato i voti persi dal Pdl bellunesi sono stati 12.790.
Nonostante questo crollo il partito di Berlusconi è riuscito ad ottenere l’elezione di Giovanni Piccoli al Senato, fatto che non era scontato almeno all’inizio e quindi avrà un parlamentare come è stato nella legislatura precedente quando la coalizione di centrodestra ha vinto e il Pdl aveva il 10% in più.
Lo spiega anche il coordinatore provinciale Stefano Ghezze, che ieri ha passato la mattinata a verificare la situazione di Paniz: «Fino a quando non ci sarà la proclamazione degli eletti a Roma tutto può succedere, ma abbiamo controllato più e più volte e non vediamo speranze».
Quindi per ora Paniz è fuori: «Ripartiamo da Giovanni Piccoli e dalla sua concretezza», prosegue Ghezze. «Per il Popolo della Libertà locale il dato è in chiaroscuro: da un lato non possiamo certo cantare vittoria, dall’altro però abbiamo tenuto soprattutto in certe aree della provincia. Questo significa che la nostra base è solida e che un’azione di rilancio è possibile e non più rinviabile». «Giovanni Piccoli è una persona che saprà farsi valere e che a Roma farà gli interessi del territorio», prosegue Ghezze. «Con lui siamo certi di dimostrare con i fatti quello che il nostro partito anche a livello locale può fare, cominciando dal rilancio delle imprese e dell’occupazione. E’ inutile poi», conclude il coordinatore pidiellino, «nascondere l’amarezza per la mancata elezione per pochi voti di Maurizio Paniz. Paniz resta una punta di diamante e spero possa continuare a lavorare con il coordinamento provinciale. Adesso per il Pdl si apre un periodo di rinnovamento soprattutto nell’azione politica. Questa campagna elettorale ci ha insegnato che dobbiamo rinsaldare i legami con il territorio. I margini per tornare a crescere ci sono tutti».
In questi anni la popolarità di Paniz si è estesa a livello nazionale, per due vicende in particolare. La prima, professionale, sta nella difesa vincente di Zornitta nell’indagine su Unabomber; la seconda, politica, riguarda il discorso fatto in Parlamento due anni fa, quando sostenne che Berlusconi credeva davvero che Ruby fosse la nipote di Mubarak.
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