Classe sospesa a Feltre, in arrivo sanzioni per la docente

Potrebbero essere ravvisate l’interruzione di pubblico servizio e altre violazioni. La decisione del preside incassa l’appoggio dell’Ufficio scolastico provinciale
Studenti del liceo linguistico San Giuseppe del Carbulotto, a Roma, in una foto d'archivio. ANSA / MARIO DE RENZIS
Studenti del liceo linguistico San Giuseppe del Carbulotto, a Roma, in una foto d'archivio. ANSA / MARIO DE RENZIS

BELLUNO. La notizia clamorosa arriva in fondo ad una giornata di commenti e prese di posizione, dopo che una classe di un istituto scolastico di Feltre è stata sospesa al completo per indisciplina.

I ragazzi non saranno i soli a pagare. Non si esclude infatti che ci siano conseguenze anche per l’insegnante che potrebbe essere sanzionata per interruzione di pubblico servizio e altre violazioni del codice deontologico. La docente ha infatti chiamato, in modo autonomo, i carabinieri.

Sulla vicenda si è espresso ieri l’Ufficio scolastico provinciale che ha annunciato il massimo sostegno al dirigente della scuola feltrina dove è stata decisa la sospensione di tutta la classe per indisciplina e mancanza di rispetto verso l’insegnante.

Prof esasperata, sospesa tutta la classe di un istituto di Feltre
Rear view of high school students walking along school locker corridor


Il responsabile dell’Ust di Belluno, Gianni De Bastiani, aggiunge: «Non è colpevole solo chi, fra gli studenti, si espone materialmente ad atteggiamenti irrispettosi. Ma anche chi assiste senza obiettare. In questo modo la colpa individuale diventa collettiva. Così il segnale che è stato dato dalla dirigenza scolastica è efficace e crea un precedente, perché una classe o una scuola devono essere responsabilizzate e messe nella condizione di ammortizzare gesti e comportamenti che vanno oltre i limiti e che, qualche volta, creano un effetto trascinamento». Massimo appoggio, dunque, per la dirigenza scolastica che ha seguito le procedure previste per i casi di indisciplina. Ma nello stesso tempo non si escludono provvedimenti disciplinari per la docente.

Sull’episodio si sono espressi alcuni presidi che, pur non entrando nel merito della vicenda, fanno un ragionamento più generale su comportamenti poco consoni da parte degli studenti e sull’iter da seguire in caso di criticità. «La chiamata ai carabinieri da parte di un’insegnante avviene solo in presenza di un reato, altrimenti il referente del docente resta il preside», sottolinea il dirigente scolastico dell’Iti Segato e dell’istituto Brustolon di Belluno, Salvatore Russotto, commentando quanto avvenuto a Feltre, dove l’insegnante, esasperata dal comportamento dei suoi studenti, ha deciso di far intervenire i militari dell’Arma.

Militari che, giunti sul posto, seppur un po’ sorpresi per il tenore della chiamata, hanno eseguito i controlli necessari non ravvisando, però, alcun elemento di rilevanza penale.

«Quando ci si trova davanti ad una situazione critica, il docente deve avvisare il dirigente scolastico. Poi si riunisce il consiglio di classe per individuare gli strumenti idonei. È indiscutibile comunque che ci troviamo di fronte ad una trasformazione sociale rapida e notevole per cui servono risposte adeguate. Ogni studente ha un suo carattere e quindi servono strategie diversificate per ciascuno. Non si può generalizzare, ogni singolo caso va affrontato in maniera autonoma e con strumenti diversi», conclude Russotto. Per il preside Michele Sardo del Catullo, «serve una riflessione sull’importanza di un’alleanza tra scuola e famiglia in cui definire delle regole che poi gli adulti devono applicare a casa e a scuola». Anche per Sardo ogni situazione necessita di interventi ad hoc, anche se ammette che qualcosa si è spezzato nel rapporto tra famiglia e scuola. «Sempre di più si denunciano atti di bullismo e altri comportamenti particolari degli studenti, ma le soluzioni vanno cercate in una alleanza tra tutti i soggetti in campo. Certi comportamenti degli studenti sono diretta conseguenza di particolari stili di vita, e non bisogna sottovalutare l’importanza dei social network e l’appartenenza di questi giovani più ad una realtà virtuale che reale».


 

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