Claudia Favaro a Padola per un mese con il suo negozio “Armadio in giardino”

Da Treviso alla montagna nel mese di agosto: «Questo è un paese meraviglioso, in futuro penso di trasferirmi qui» 

La storia

«La ricerca nel campo della moda rappresenta la mia passione. A Padola ci vengo da 15 anni e ne sono rimasta stregata. Penso che non esista un posto che mi mette addosso tanta pace e tanta vitalità allo stesso tempo. Per questo in agosto trasferisco qui il mio negozio».

Claudia Favaro ha 47 anni («me sento 27») e abita a Paese in provincia di Treviso, dove ha costruito il suo “Armadio in giardino” , «un negozio», spiega, «che vuole essere anche una cura per l’anima: siamo dentro a un rustico restaurato dove ogni stanza accoglie abiti che scelgo nelle fiere e negli show room di tutto il mondo. Ma c’è spazio anche per una piccola biblioteca, perché chi vuole si ferma anche a leggere qualche buona pagina».

E a Padola cosa farà in agosto?

«Dal 29 luglio prendo in affitto i locali dell’ex ristorante Val Padola e propongo le mie idee ed i miei abiti».

Perché proprio Padola?

«Perché è un paese meraviglioso e anche per un debito di riconoscenza molto importante. Mia figlia maggiore, che attualmente ha 15 anni, a tre anni si è ammalata di leucemia e, quando potevamo, fuggivamo quassù. Capitava poi che ai controlli medici ogni valore risultava migliorato e una dottoressa lo attribuiva al benessere che la bambina traeva dall’esperienza montana. Così il mio impegno è stato quello di vivere la montagna anche nella quotidianità. Al momento non posso investire quassù come vorrei, ma portare un po’ di Armadio in Giardino con noi sì, questo è possibile Così quattro anni fa ho deciso di aprire uno spazio temporaneo ad agosto per poter rimanere su e allo stesso tempo lavorare a Padola».

Come vanno gli affari?

«Certo non diventiamo ricchi lavorando un mese all’anno, ma ci fa bene fare ciò che ci piace in un posto che adoriamo. Mi sarebbe piaciuto vendere dei prodotti di alta gamma, perché ritengo che la qualità vada valorizzata, e ho sempre pensato che in zona Terme delle Dolomiti di Valgrande poteva nascere il mio negozietto di nicchia. Chissà, forse un giorno. Nel frattempo ho aperto a San Candido, in piazzetta Senfter, il mio “Punto Atipico”, un negozio di abbigliamento e design di arredamento insieme a un amico di Treviso che adora queste zone. Siamo a San Candido 12 mesi all’anno, ma vorremmo tanto farlo su Padola, stiamo solo aspettando che qualcosa si muova anche col collegamento con la Pusteria».

Da cosa nasce questa passione per la moda?

«Lavoro nel mondo della moda da sempre, perché già i miei nonni facevano questo tipo di lavoro. Mi sono poi laureata a Venezia in Economia Aziendale proprio con una tesi sulle forme distributive del tessile, ossia la scelta fra bottega o centro commerciale. Sono sempre stata per il servizio e lo shopping experience, odio le strutture dove tutto viene standardizzato e nulla viene valorizzato, per questo ho aperto a Paese cinque anni fa l’Armadio in Giardino».

Da dove arrivano le sue proposte?

«Da tanta ricerca presso gli show rom di marchi sconosciuti, non commerciali. Ad esempio dal Giappone dove trovo cose non usuali, diverse».

Come nasce l’idea dell’Armadio in Giardino?

«Mi è venuta in mente 5 anni fa, quando ho interrotto i rapporti di lavoro con un centro commerciale dove lavoravo. Gestivo i negozi di Stefanel all’estero, e per questo ho vissuto sei mesi in Israele, altrettanti in Grecia ad Atene e così via: aprivo i 30 negozi campione che avevano nelle città di tutto il mondo e decidevo quanta e quale merce immettere in quei mercati. A Paese ho invece scelto un rustico restaurato e ho creato dentro il mio negozio, dove si possono scegliere gli abiti, ma anche leggere un libro nella nostra piccola biblioteca interrata. Fare insomma un’esperienza di shopping».

Meglio dunque il negozio del centro commerciale?

«Senza alcun dubbio: il basso prezzo attira un certo tipo di clientela, ma poi siamo omologati. E a quel prezzo non possono offrirti qualità. Poi alla gente piace ancora il contatto umano, fare una passeggiata in un centro storico invece che in un centro commerciale. Le catene hanno sbancato con il low price, che però poi ha rovinato tutto, il commercio e la serietà del lavoro». —


 

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