Clio Zammatteo: «A Belluno resistono i rapporti umani»
BELLUNO. A come Ambiente, B come Banda larga. Se la seconda fosse una realtà compiuta l’alfabeto bellunese potrebbe dirsi completo anche fermandosi alla seconda lettera, almeno per chi fa impresa grazie al web. Per Clio Zammatteo, 35 anni a novembre, bellunese di Baldenich e blogger di successo specializzata in make-up, l’America è stata terra di opportunità ma le Dolomiti sono casa.
Questo ciclo di interviste punta a dare spunti e idee per costruire la Belluno di domani. Lei come immagina la sua città fra dieci anni?
«Amo Belluno e anche mio marito ne è innamorato: tornare per noi significa staccare e trovare un po’ di umanità che spesso non si trova in altre città italiane. Ma secondo me manca una cosa fondamentale, e l’ho anche detto recentemente al sindaco: una connessione internet veloce. È quello che ha fatto la differenza per me e me ne rendo conto ogni volta che torno in Italia, anche solo per mandare un video. Investire su internet, dando la possibilità a tutti e non solo ai privilegiati di avere una connessione veloce, può fare la differenza e dare a Belluno la possibilità per una grande svolta».
Forse con una connessione veloce anche lei non avrebbe avuto bisogno di spostarsi
«La mia scelta è stata dettata anche dalla voglia di seguire mio marito, che ho conosciuto a Milano e che voleva studiare negli Stati Uniti. Ora sono nove anni che siamo qui ma per lavoro siamo sempre connessi con l’Italia».
Riesce a tornare spesso?
«Ora sono incinta e credo che prossimamente farò fatica a fare ritorno frequentemente ma negli anni passati facevo tappa a Belluno cinque-sei volte all’anno».
In questo periodo come ha visto cambiare la città? Lei ha passato qui l’adolescenza e ora ha una visione adulta
«Come il 90% degli adolescenti, quando cresci in una città che non è una metropoli ti sembra stretta, invece andando via riesci ad apprezzarla. Mi piace perché dà un’idea di rapporto umano, un fattore che spesso si perde: di Belluno apprezzo che nella sua evoluzione è rimasta legata al passato».
Un difetto della città?
«Forse i collegamenti. Mia nonna abita fuori Ponte nelle Alpi e quando stavo a Belluno c’erano solo due corriere per raggiungere la città, è difficile muoversi senza mezzi propri».
Pensa che prima o poi tornerà a Belluno o in Italia in pianta stabile?
«Io e mio marito ne parliamo spesso. Nostra figlia nascerà in America ma verso i tre-quattro anni ci piacerebbe tornare in Italia e darle un’educazione italiana, per poi lasciarla libera di decidere dove vivere da maggiorenne. Inoltre per lavoro siamo spesso in contatto con l’Italia e la differenza di fuso orario si sente».
Ora come ora riuscireste a portare avanti al vostra impresa in una città come Belluno?
«Se ci fosse una connessione veloce sì. Spesso vorrei girare dei video sulle Dolomiti, sarebbe un background meraviglioso: tempo fa ne ho fatto uno con mia nonna e la gente pensava che il cielo fosse finto, da quanto era bello».
Tornando alla Belluno del futuro, cosa ne pensa degli spazi dedicati ai giovani?
«Quando vivevo qui erano pochi e una ragazza di 15 anni non sapeva dove andare il sabato pomeriggio. Si potrebbe puntare di più sugli spazi per i ragazzi anche perché quello che sento dai giovani bellunesi è che spesso si annoiano».
A proposito di giovani, qui c’è un problema di writers: negli Stati Uniti ne sanno qualcosa, come hanno affrontato il fenomeno a New York?
«Credo che gli artisti dovrebbero avere degli spazi dove potersi esprimere ma senza educazione al bello o all’arte ci si mette a scrivere ovunque e per questo è importante il ruolo di genitori e insegnanti. Non sto ovviamente parlando di scritte sui muri che non dicono nulla, a New York alcune pareti sono opere d’arte».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi