Clorofilla, i murales colorano la città e fanno discutere
BELLUNO. C’è chi l’apprezza e chi la critica, anche aspramente. Quel che è certo è che la street art della rassegna “Clorofilla” sta facendo parlare di sé. E anche parecchio. Soprattutto sui social network: su facebook, nel gruppo “Sei di Belluno se”, ma non solo, si è scatenata tutta una serie di commenti, corredati da fotografie.
Al centro della discussione, in particolare, il lavoro realizzato sul fronte ovest dello Spes Arena, visibile provenendo dalla galleria Maraga e dirigendosi verso Lambioi. Un grande ragno blu umanizzato, opera dell’artista Bastardilla, su cui i bellunesi (ma anche persone da fuori provincia) stanno esprimendo pareri contrastanti. E c’è anche chi non manca di avanzare delle interpretazioni sul significato del murales. Oltre a quello sulla parete dello Spes Arena, sono molti altri i lavori realizzati nell’ambito della seconda edizione di “Clorofilla-Arti pubbliche condivise”. Un’iniziativa portata avanti dalla Casa dei Beni Comuni.
Sono 14 gli artisti di fama internazionale che hanno riempito di storie e colori i muri dell’ex Caserma Piave e altre pareti della città: da via Alzaia a via San Biagio, da Baldenich al muro sotto la panoramica e alla torretta dell’Enel di via Caduti del Ponte San Felice. Ma anche a Paderno di San Gregorio nelle Alpi e Lorenzago. «Abbiamo risposto ai commenti cercando di far capire cos’è il progetto “Clorofilla”», fa presente Valentina Reolon della Casa dei Beni Comuni. «A fronte di una ventina di pareri negativi, crescono le persone che apprezzano l’iniziativa e sono molte di più. Non si tratta solo di un progetto di arte urbana: abbiamo coinvolto la città con presentazioni e attività. Detto questo, è normale che la street art accolga consensi, ma anche critiche. Abbiamo comunque avuto un grande riscontro da parte dei giovani, che a volte si sentono messi un po’ da parte».
«Come sempre, e come è normale che sia, la cultura fa parlare», commenta il sindaco Jacopo Massaro. «L’iniziativa promossa dalla Casa dei Beni Comuni, bisogna ricordarlo, ha acquisito i pareri della Soprintendenza. C’è da dire poi che molti dei commenti negativi non tengono in considerazione il fatto che si tratta di opere reversibili. Non vedo quindi il motivo di “scandalizzarsi”. Piuttosto, trovo curioso il fatto che su alcuni di questi lavori tante persone si siano scatenate in giudizi, mentre pochi si esprimano sul fatto che ci sono leggi urbanistiche che permettono di cementificare in modo esagerato, senza tenere conto dei piani paesaggistici. E in pochi si sono pronunciati su un progetto che è ben più impattante di un murales su una parete: la centralina idroelettrica sotto il Ponte della Vittoria. Penso che, come cittadini, dovremmo riappropriarci della capacità di comprendere quelle che sono le priorità, indirizzando in tal senso la discussione».
Massaro interviene anche per fare chiarezza su un altro aspetto: «Per “Clorofilla” il Comune non ha speso soldi. Certo, Casa dei Beni Comuni, come tutte le altre associazioni che operano nel capoluogo, ha partecipato al bando pubblico, completamente trasparente, che emaniamo tutti gli anni per l’assegnazione di contributi alle realtà attive in città. Noi sosteniamo la cultura. Nelle sue diverse declinazioni».
«Per quanto riguarda i lavori realizzati, anche al sottoscritto alcuni piacciono e altri no: ma è normale, non tutti i gusti sono uguali», chiosa. «Comunque, non è un male che in una città piccola come Belluno ci sia una discussionein ambito culturale».
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