Cobra: è il nome della gang della rissa furibonda di Polpet

PONTE NELLE ALPI. Una gang di nome “Cobra”. Un gruppo misto di giovani italiani e marocchini che per giorni avrebbe seminato il panico fuori e dentro la sagra di Polpet e una notte di fine estate dell’anno scorso avrebbe partecipato a una rissa furibonda nel parcheggio del negozio Expert di viale Dolomiti con altri ragazzi italiani.

Sono più o meno le 3 del mattino quando Un 18enne bellunese viene più volte colpito con calci e pugni in piena faccia e qualcuno gli spacca letteralmente la testa, mandandolo all’ospedale San Martino, con fratture craniche per una prognosi superiore ai 40 giorni.

È questo l’episodio che ha scatenato le indagini della Procura della Repubblica, che una decina di giorni fa sono culminate in undici perquisizioni domiciliari con il sequestro di telefonini, tablet e computer da parte degli agenti della Squadra mobile. I poliziotti cercavano anche droga, tanto è vero che quando hanno bussato all’alba erano con loro anche dei cani abituati a fiutarla, ma non risulta che siano stati sequestrati stupefacenti, a parte il fatto che è tutto secretato.

Gli undici, alcuni dei quali ancora minorenni ma non ancora presi in carico dalla Procura dei Minori di Venezia, si vedono contestare reati gravissimi dalla magistratura, a cominciare dall’associazione a delinquere. Ma poi ci sono violenza sessuale di gruppo, rapina, atti persecutori e anche lesioni aggravate.

La violenza sessuale non è per forza uno stupro: molto più probabile che sia trattato di palpeggiamenti ai danni di una ragazza, che potrebbero essere stati il detonatore della zuffa successiva, quando ormai i cancelli della sagra erano chiusi e la musica spenta.

Le data da focalizzare sono: 31 agosto, 2 settembre e 12 novembre. Le lesioni sono quelle causate dalle botte date e prese; ci dev’essere stato un furto con strappo qualificato dal Codice Penale come rapina e lo stalking sarebbe stato consumato ai danni del ragazzo picchiato che ha sofferto le conseguenze più pesanti.

Gli indagati non sono stati ancora interrogati, ma non è difficile immaginare che respingano tutti gli addebiti e si proclamino innocenti.

Uno di loro sostiene di essere stato all’estero nel periodo contestato e, a suo dire, non può c’entrare nulla con quello che è successo. I loro difensori Ponticiello, Mauro Gasperin e Riccitiello non hanno ancora in mano niente di concreto, al di là del decreto di perquisizione e sequestro, e dovranno aspettare l’avviso di fine indagini per avere accesso agli atti della Procura e decidere come impostare la strategia difensiva.

A quel punto gli indagati potranno decidere di essere sentiti dal magistrato titolare dell’inchiesta o potranno produrre delle memorie, ma non è ancora il momento.

Una domanda se la pongono un po’ tutti: perché la perquisizione, a più di sei mesi dalle contestazioni? —

Gigi Sosso

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