Cocaina a un dipendente, sedici mesi a Dal Borgo
BUSCHE. Sentenza ribaltata. I giudici della Corte d’Appello di Venezia hanno condannato l’ex gestore del “Dom Perignon” di Busche, Roberto Dal Borgo, ad un anno e sei mesi di reclusione e 8000 euro di multa per aver ceduto cocaina a titolo gratuito ad un suo dipendente, in almeno una decina di occasioni, tra i mesi di marzo e maggio del 2009. Il titolare del locale, da tempo chiuso, in seguito all’inchiesta che aveva portato il gip Aldo Giancotti ad emettere una serie di misure cautelari nei confronti degli indagati, era stato assolto nel procedimento di primo grado, in rito abbreviato, tenutosi in tribunale a Belluno, dalla pesante accusa di cessione di droga al dipendente. Secondo gli investigatori, Dal Borgo avrebbe ceduto al dipendente la cocaina, che poi veniva consumata nella cucina del locale. Si tratta di un processo indiziario che si è basato sulle dichiarazioni del dipendente. Pochi giorni fa la clamorosa riforma della sentenza, in Corte d’Appello a Venezia, con la condanna dell’imputato.
Riformata parzialmente anche la sentenza di un co-imputato di Dal Borgo, Luca Bet (difeso dall’avvocato Erminio Mazzucco) che ha visto ridursi la sua pena di due mesi: da 4 anni e quattro mesi a 4 anni e due mesi e 18.500 euro di multa. Sul testa di Bet pendevano sette capi d’imputazione per aver acquistato, detenuto e ceduto, anche per consumo di gruppo, diverse dosi di hashish. Bet era accusato di concorso in spaccio col marocchino Abderrahim Et Tribeq che era uscito di scena dal processo di primo grado con un patteggiamento ad un anno e dieci mesi di reclusione.
Gli imputati, in altre parole, erano accusati di aver fatto parte di un giro di consumatori di marijuana e cocaina che operavano nel feltrino. Secondo l'accusa, Bet ed Et Tribeq avrebbero ceduto "fumo" ad altre persone, facendone anche uso di gruppo. Pesanti le accuse che la procura della Repubblica contestava a Dal Borgo accusato di aver ceduto una decina di dosi di cocaina al cameriere del suo locale. Per i tre imputati scattarono le misure cautelari nell'autunno del 2009, dopo quasi un anno di indagini.
In primo grado, l’assoluzione di Dal Borgo era stata ottenuta dal legale dell’imputato grazie ad un’arringa incentrata sulla mancanza di prove a carico del gestore del locale di Busche. Contro di lui, c’era soltanto la testimonianza del suo dipendente. Che evidentemente, i giudici della Corte d’Appello di Venezia hanno rivalutato, inducendoli così a riformare la sentenza.
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