Cocaina nel Feltrino assolto imprenditore arrivato dall’Albania

Il fatto non sussiste. La procura voleva la condanna a 8 mesi L’uomo ha l’obbligo di firma e residenza ma può lavorare
Di Gigi Sosso

FELTRE. Coca nel Feltrino: assolto un imprenditore albanese, Shkelzen Godini, perchè il fatto non sussiste. La procura della Repubblica aveva invece chiesto una condanna a otto mesi di reclusione e 2 mila euro di multa per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. Per le motivazioni il giudice Scolozzi si è riservata 30 giorni di tempo causa complessità; intanto il difensore Tandura ha incassato la sentenza che aveva chiesto alla fine dell’arringa, anche se con qualche settimana di ritardo. L’udienza era stata infatti rinviata una prima volta per repliche al 21 marzo e una seconda a ieri mattina per uno dei tre scioperi degli avvocati.

Il pubblico ministero Marcon non era lo stesso dell’altra volta, quello che aveva svolto la requisitoria e quindi non poteva replicare. A questo punto non ha potuto prendere la parola nemmeno il difensore e si è trattato semplicemente di leggere la sentenza. Tandura aveva spiegato che l’imputato ha famiglia, ha un’attività di lavori di giardinaggio ben avviata a Lentiai e il suo tenore di vita non è cambiato, con quello che può costare la cocaina. Nel corso dell’istruttoria del processo, un aiuto indiretto a Godini era arrivato da uno degli assuntori, che aveva dichiarato sotto giuramento di non conoscerlo e di averlo sentito nominare soltanto in questura.

Il giardiniere balcanico ha anche un procedimento penale per estorsione e lesioni a un bellunese, che secondo l’accusa non gli avrebbe mai pagato una fornitura di una ventina di grammi di coca per un valore commerciale sui 1.500 euro. Qui l’uomo si è difeso, escludendo categoricamente che c’entri la droga: il problema sarebbe d’infedeltà della fidanzata del tempo.

Ultimamente è stato arrestato dalla polizia, in esecuzione di un’ordinanza di custodia cautelare. Il giudice per le indagini preliminari Sgubbi aveva disposto gli arresti domiciliari, pertanto l’indagato era a casa. A distanza di un mese e mezzo, lo stesso gip gli ha concesso l’obbligo di firma e di residenza con permesso per il lavoro.

L’uomo risiede in Italia da diversi anni ed è in possesso di un regolare permesso di soggiorno. È uscito scagionato dal primo processo.

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