Codivilla, casa di cura convenzionata
CORTINA. Non ci sarebbe nessuna incongruenza nella decisione della giunta regionale di trasformare il Codivilla Putti in una struttura privata accreditata a indirizzo extraregionale, da assegnare attraverso una gara pubblica. A fugare ogni dubbio ci ha pensato il direttore generale dell'Usl 1, Pietro Paolo Faronato che, nel presentare le schede sanitarie approvate dalla giunta veneta, spiega che l'ospedale di Cortina diventerà una sorta di «casa di cura convenzionata con la Regione», con 70 posti letto (otto in meno rispetto ad ora) riservati in parte ai residenti nell'Usl 1, in parte a chi vive fuori regione.
«Da ottobre parte il libero scambio, all'interno dell'Unione europea, anche per quanto riguarda la mobilità sanitaria», prosegue il dg. «Cortina ha un nome, un brand, a livello internazionale, che deve essere sfruttato anche per dare visibilità ai servizi sanitari». La regina delle Dolomiti, dunque, potrebbe diventare “spendibile” all'estero anche come eccellenza di questo settore.
Il privato può garantire l'eccellenza. La scelta di una gestione privata nasce dalla constatazione che «è nella vocazione del privato sviluppare eccellenze», aggiunge Faronato. «Una struttura pubblica ha molte più difficoltà ad attivare e mantenere strutture di qualità così elevata, per via delle rigidità nella scelta dei professionisti e dei loro stipendi». Un privato, al contrario, può decidere di valorizzare anche economicamente i professionisti che contribuiscono a far raggiungere quel livello di eccellenza che si persegue. «La sperimentazione vissuta dal Codivilla Putti negli ultimi anni ha dimostrato esattamente quello che stiamo spiegando: il privato ha strumenti che il pubblico non ha».
Da pubblico a privato in tre mesi. La Regione sembrava pensarla diversamente quando, con l'approvazione della finanziaria (in marzo) il consiglio approvò (favorevole l'opposizione e parte della maggioranza) anche l'emendamento del consigliere della Federazione della sinistra Pierangelo Pettenò che metteva fine alla sperimentazione. Con quella mossa il Codivilla tornò pubblico, ma «solo perché bisognava dargli una veste», hanno spiegato ieri il direttore amministrativo dell'Usl 1, Francesco Favretti e il direttore sanitario Tiziano Martello. «Era un passaggio obbligato perché la sperimentazione era scaduta. Era stata prorogata, non si poteva allungarla ulteriormente».
Dovendo prendere una decisione, la Regione allora scelse di tornare al modello pubblico, che c'era prima della fase a gestione mista, ma «rimandando la scelta definitiva alla programmazione sanitaria. Che abbiamo oggi con le schede», ha sottolineato Martello.
Un percorso lungo. La procedura per trasformare il Codivilla Putti in struttura privata sarà lunga e complessa. Si tratta di indire una gara, ma prima l'Usl deve trovare un accordo con il socio privato, che detiene il 49% delle quote. «Prima di mettere a gara la gestione dobbiamo tornare in possesso del bene», ha spiegato Faronato, non entrando nei dettagli perché il ragionamento è ancora all'inizio e va studiato con attenzione. Come vanno ancora valutate le quote del socio privato, la Giomi spa. E va analizzata anche la situazione dei dipendenti. Anche in questo caso Faronato non si sbilancia, ma ipotizza: «I dipendenti pubblici potrebbero passare sotto contratto con il privato oppure esercitare un’opzione per rientrare in organico all'Usl, che li utilizzerebbe dove c'è necessità. Il percorso, comunque, è tutto da studiare».
Il socio privato. La Giomi, intanto, sta ancora aspettando che il socio pubblico offra qualche spiegazione. «Ad oggi non ci hanno ancora detto nulla, continuiamo ad apprendere dalla stampa la posizione di Usl e Regione», spiega l'ad Massimo Miraglia. «Di sicuro dovrò confrontarmi con entrambi». Miraglia è d'accordo con il presupposto di partenza, ovvero che un privato possa fare meglio del pubblico («per la snellezza burocratica e perché abbiamo sinergie importanti a livello nazionale»), cita i risultati raggiunti dalla gestione mista in 10 anni, ma evidenzia anche molti punti che restano non definiti. «Chi stabilirà la gara? In base a quali criteri? Si farà un bando al 100%? E perché non mettere in vendita, allora, solo le quote del pubblico?».
Interrogativi che Miraglia intende chiarire al più presto e che, al momento, non gli consentono di prendere una decisione in merito ad un'eventuale partecipazione alla gara: «Bisogna prima capire bene quali saranno i criteri del bando. Solo allora decideremo. Ed è prioritario un confronto con il nostro socio pubblico».
Alessia Forzin
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