Codivilla, disegno di legge per salvarlo

Presentato ieri dai consiglieri Reolon e Toscani, prevede il mantenimento della gestione mista per altri trenta mesi

VENEZIA. Il Codivilla-Putti, polo di eccellenza nazionale per la cura dell’osteomielite, non deve chiudere. La sperimentazione gestionale pubblico-privato, con l’Usl 1 di Belluno socio di maggioranza, è l’unica via per dare continuità a una struttura che, con 100 posti letto, rappresenta il primo centro di cura in Italia, per numeri e qualità e delle cure, dell’osteomielite e delle infezioni ossee e un polo di eccellenza per l’ortopedia e la traumatologia.

Questo l’obiettivo del disegno di legge presentato in Consiglio dai due consiglieri regionali bellunesi Sergio Reolon (Pd) e Matteo Toscani (Lega) e sottoscritto da tutto il gruppo Pd, dai consiglieri Idv e da Sandro Sandri, l’ex assessore leghista alla sanità ora passato al gruppo misto.

«Il disegno di legge», spiega Reolon, «mira a dare un futuro all’ospedale ampezzano, precipitato in un limbo incerto dopo le decisioni contradditorie della Regione: la giunta ha deliberato nel 2009 la fine della sperimentazione gestionale. Nel frattempo (marzo 2013) il Consiglio regionale, con un blitz emendativo del consigliere Pietrangelo Pettenò (Sinistra veneta), ha stabilito in legge il ritorno alla gestione pubblica, mentre la giunta con le schede di programmazione ospedaliera ha messo in gara il nosocomio, per farne un centro di riabilitazione da 70 posti letto a gestione privata. Un vero caos giuridico e amministrativo che sta generando un contenzioso tra la Regione, la società di gestione e il socio privato», prosegue Reolon che teme così la chiusura dell’istituto cortinese.

«Con questa proposta di legge intendiamo invece dare un futuro all’ospedale proponendo di abrogare l’articolo 13 della legge finanziaria che impone la gestione pubblica e di prolungare di 30 mesi la sperimentazione gestionale, così poter impostare un nuovo assetto societario post-sperimentazione che garantisca continuità e sviluppo alla sua vocazione ortopedica specialistica, con collaborazioni universitarie e altri centri di eccellenza. La montagna veneta e il Cadore non devono perdere un presidio fondamentale, anche a sostegno della vocazione turistica delle Dolomiti». Reolon pensa ad un accordo anche con la provincia di Bolzano per creare «un ospedale di riferimento delle Dolomiti».

«Nessun imbarazzo a sottoscrivere l’iniziativa legislativa di un collega di un altro partito visto che questo progetto di legge non solo conferma quanto io solo ho sempre affermato che cioè la gestione mista è la soluzione, ma la estende e la migliora prospettando un futuro di spessore e qualità a questo istituto».

Il disegno di legge dovrà essere approvato dal consiglio regionale. «Se riusciamo a raccogliere il consenso di 31 consiglieri- contiamo sull’appoggio della Lega - su 60 possiamo farlo passare con urgenza all’ordine del giorno della commissione e quindi nel giro di pochi mesi farlo approvare in consiglio».

Al tavolo anche le rappresentanti dei due comitati civici che si battono per la salvezza dell’ospedale. «La sperimentazione», ha ricordato Sandra Scarpa Ghedina, «ha dimostrato di essere efficace e di aver potenziato le attività specialistiche di questo ospedale». «Non capiamo perché», ha aggiunto Marina Menardi, «smantellare una gestione che funziona, non costa nulla alla collettività, e attrae pazienti da tutto il territorio nazionale». (p.d.a.)

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