Col di Roanza, riapre il rifugio

Parte anche un progetto di rilancio e valorizzazione di tutta la zona del Serva

BELLUNO. Arredamenti in legno, spazi rivisitati, un locale moderno ma dal sapore di chalet di montagna. Il rifugio Col di Roanza rinasce sotto la gestione di Stefano Zambelli, che il 20 gennaio inaugurerà la struttura ai piedi del Serva con una festa che sarà l'avvio di un progetto di rilancio e valorizzazione della zona.

Tra i soggetti coinvolti c'è anche la Comunità montana bellunese, che si sta attivando per recuperare una serie di sentieri silvopastorali per offrire ai bellunesi, che continuano ad amare la natura del Serva, nuove occasioni per conoscere la montagna che domina la città.

Il rifugio. Si lavora a tempo pieno nel bar-ristorante che sta rinascendo grazie a Stefano Zambelli. «Abbiamo rifatto completamente tutto il primo piano e stiamo lavorando anche per cambiare aspetto al terrazzo», racconta il nuovo gestore. «Abbiamo scelto arredamenti in legno, per dare al rifugio un aspetto da chalet di montagna».

Anche il terrazzo, dove fino a una decina di anni fa tantissimi bellunesi trascorrevano le estati stesi al sole, sarà completamente ristrutturato, usando ancora tanto legno che ben si sposa con l'ambiente in cui l'edificio è inserito. Più avanti sarà sistemato anche il piano inferiore, dove sarà realizzata una sala per cene su prenotazione. Al primo piano, invece, si potrà mangiare fin dall'apertura: i posti a sedere sono una trentina. In tavola verranno serviti i piatti tipici da rifugio (primi rustici e secondi di carne) e la pizza, in un'unica varietà: «Sarà mista, in dischi da 50 centimetri», annuncia Zambelli. A fantasia del pizzaiolo. Al di là della cucina, però, Zambelli punta a far vivere il rifugio con degli eventi che attirino i bellunesi ai piedi del Serva: uno su tutti l'après ski, da vivere sul Col di Roanza dopo una giornata trascorsa sulle piste.

Dall'Apres Ski all'Happy Hour. Zambelli ha esperienza nel settore. Nel 2005 ha portato l'après ski in Nevegal, e ha scelto di spostarsi sul Serva consapevole che anche questa è una montagna molto amata dai bellunesi: «Sono tantissime le persone che salgono quassù per fare una passeggiata. C'è chi sale lungo i sentieri e chi si ferma più in basso, ma la zona è molto frequentata».

Il problema, però, è che pochi hanno creduto sul Roanza, e pochi ci hanno investito di recente. Fino alla metà degli anni '90 il rifugio, di proprietà della cooperativa di Sopracroda e dato in gestione a privati, funzionava. La stessa coop organizzava la festa campestre poco più su, in una radura dove era stata realizzata anche una struttura coperta con piattaforma in cemento, e la domenica il Col di Roanza era meta di gite fuori porta per molti bellunesi. Poi un lento declino, che ora si vuole arrestare. Facendo rivivere il rifugio, intanto con l'après ski, poi in estate con una serie di eventi, come gli happy hour, organizzati per riportare anche i giovani sul Col di Roanza.

«Mi piacerebbe anche riattivare l'area dove si svolgeva la festa della cooperativa», continua Zambelli, che di idee ne ha tante, e di entusiasmo pure. Quello che serve per rivitalizzare il Col di Roanza.

Il recupero dei sentieri. Il Serva è molto frequentato dagli escursionisti, ma c'è tutta una rete di sentieri che si è andata persa con il passare degli anni.

«Erano quelli che si usavano una volta per andare a fare il fieno», spiega il presidente della cooperativa di Sopracroda Vittorino Roni. «Basterebbe tenerli in ordine». La Comunità montana è sulla stessa lunghezza d'onda, e ha presentato un progetto a valere su fondi Gal per recuperare i vecchi sentieri silvopastorali della zona: «Crediamo nella valorizzazione del Serva», spiega il presidente, Orlando Dal Farra. «Stiamo anche ragionando con il Comune di Belluno per avere in gestione il patrimonio silvopastorale». L'idea della Cm è di occuparsi anche di malga Pian dei Fioc, oggi lasciata alla gestione, e al rispetto, degli escursionisti.

Alessia Forzin

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