Colf spillò soldi all’anziano «Si era innamorato di me»

La donna in tribunale per truffa aggravata da 500 mila euro respinge le accuse «Non gli ho mai chiesto niente ma gli sono stata accanto fino all’ultimo giorno» 

BELLUNO. L’anziano si era innamorato della badante. Ecco perché le avrebbe donato 500 mila euro: 359 mila in bonifici e 100 mila in contanti. Ora la collaboratrice domestica bellunese Gabriella Di Giulio è in tribunale per truffa aggravata e la figlia di Luigi Andreoni, Elena, si è costituita parte civile, perché tutti quei soldi di un conto cointestato li rivorrebbe indietro. Nell’udienza davanti al giudice Cittolin e al pubblico ministero Pesco, c’è stato l’esame dell’imputata.

Il rapporto di lavoro era cominciato nel 1996: «Dopo essere stata titolare di un’impresa di pulizie, avevo risposto a un’inserzione su un settimanale, per andare a farle le pulizie», spiega Di Giulio, «ho cominciato a lavorare per Andreoni sulla parola, senza firmare un contratto. Ha iniziato a farmi dei bonifici, ma non gli avevo mai chiesto quei soldi: me li ha sempre dati in maniera del tutto spontanea».

Andreoni aveva lavorato una vita, anche come dirigente nell’azienda di abbigliamento milanese Facis. Aveva una certa disponibilità economica. Nelle causali dei bonifici, indicava interventi chirurgici per tumori a pancreas, ovaie e cervello o acconti per avvocato, notaio, terreno e casa: «Andreoni si è inventato le causali», assicura l’imputata, «in maniera che la figlia non trovasse niente da ridire su questi soldi. Io sono sempre stata bene e non ho mai avuto necessità di operazioni. Quanto al legale, ne avevo avuto bisogno solo per la separazione da mio marito. Si era innamorato di me e avrebbe voluto sposarmi. Gli sono sempre stata vicina e mi sono occupata di lui fino agli ultimi giorni della sua vita. C’ero soltanto io, quando Andreoni aveva bisogno di aiuto».

Ma erano donazioni o prestiti: «Donazioni», garantisce la donna, anche se l’avvocato di parte civile Michela ha osservato come nel gennaio 2013 la figlia di Andreoni abbia trovato nella cassaforte la copia di una cambiale da 560 mila euro. La stessa imputata ha poi ammesso di aver restituito qualcosa, oltre alla volontà di stipulare una polizza vita in favore della figlia del suo generoso datore di lavoro, con il quale «c’è effettivamente stata una relazione amorosa».

Le versioni di Gabriella Di Giulio, che è difesa da Montino, e di Elena Andreoni non coincidono in niente e la fase istruttoria del processo è terminata. Il giudice Cittolin ha rinviato per discussione e sentenza di primo grado al 17 luglio.

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