Collegamento Comelico, anche per il Cai «è un progetto indispensabile»

Presa di posizione ufficiale a mezzo della sezione locale: «Non solo piste da sci. Qui ci andiamo ad agganciare ad un “sistema turismo” che produce ricchezza»

In un lungo e articolato documento inviato al ministro Bonisoli ed a tutte le autorità competenti in materia, il Club Alpino Italiano tutto, a mezzo della sezione Val Comelico, ha espresso i motivi della posizione ufficiale favorevole al collegamento tra il Comelico e la Pusteria. In apertura, dopo i richiami alle caratteristiche istituzionali del Cai a livello nazionale e locale, per quanto riguarda l’area Comelico (e i 5 comuni rappresentati), il documento si focalizza sul problema dello spopolamento. . «La questione dello spopolamento del Bellunese, fenomeno che negli ultimi anni ha assunto una dimensione sempre più ampia, è ancora più marcato nelle terre alte come quella del Comelico. In appena 5 anni la provincia di Belluno ha perso il 2% degli abitanti. Lo spopolamento è marcatissimo nell’alta montagna (-5% in 5 anni; nei comuni dell’alta montagna di Bolzano, invece, la popolazione è cresciuta:+2,7%, ndr). Il bilancio demografico della provincia di Belluno è drammatico: nel 2016 i nati sono stati circa la metà dei morti e il saldo migratorio estero è stato solo di poco positivo. Nel Comelico lo spopolamento è ancora più critico: 8.892 abitanti nel 1991; 8.168 abitanti nel 2001; 7.586 abitanti nel 2011 7.105 nel 2017. Persi il 20% di abitanti in 26 anni».

Va anche detto però che non tutta la montagna si spopola. In alto Adige ed in Valle d’Aosta molti comuni hanno accresciuto la loro popolazione, laddove i servizi sono efficienti e l’agricoltura ha saputo trasformarsi seguendo criteri di grande modernità. Allo spopolamento si sommano le difficoltà del vivere in alta montagna che solo i montanari conoscono. D’altra parte Il Comelico ha grandi potenzialità: la sua storia, la storia delle Regole, ne sono una conferma. La popolazione del Comelico, da sempre sensibile ai valori ambientali e naturalistici, sulla spinta di coloro che hanno consapevolezza del sé comunitario, cerca di reagire e lo fa secondo opportunità realmente praticabili. Fatte queste premesse il documento Cai entra nel merito del collegamento.

«Oggi un progetto di sviluppo prevalentemente turistico c’è, ed è quello del collegamento sciistico tra la Val Comelico e l’Alta Pusteria, tra le piste di Padola e quelle di Sesto attraverso il Colesei e passo Monte Croce Comelico; ma, soprattutto, questo è il collegamento “turistico” con la Pusteria/Provincia di Bolzano e con il loro “sistema” integrato funzionante, che ha prodotto incremento della popolazione, opportunità di lavoro, quindi di reddito. La governance della Provincia di Bolzano non la possiamo avere, però possiamo trarre vantaggio dal loro sistema virtuoso che è ben funzionante. Una filiera socio-economica che si basa su agricoltura e turismo, comprendendo commercio ed artigianato. Nel turismo è chiara la consapevolezza che è fondamentale la doppia stagionalità, senza la quale gli alberghi non potrebbero sostenersi; la stagione invernale, da dicembre a marzo/aprile con attrattive quali lo sci da discesa, lo sci da fondo, ciaspole e escursioni, sci alpinismo e alpinismo, semplici passeggiate, benessere (wellness), per citare quelle più in evidenza. Nella stagione estiva, da giugno a ottobre, passeggiate ed escursioni, alpinismo e ferrate, mountain bike, nordic walking, trail running, orienteering e altro. Con la valorizzazione della gastronomia, della cultura e delle tradizioni».

Per concludere, il documento del Club Alpino Italiano fa una puntualizzazione.

«In merito alle progettate due nuove piste da sci, di cui una è in buona parte già percorsa dagli sciatori che rientrano dal passo Monte Croce verso Valgrande, e dei due impianti di risalita, si tratta del solo collegamento tra piste da sci già esistenti e con una morfologia favorevole; e, infatti, vi si legge una predisposizione pressoché naturale dove gli interventi per le piste sono contenuti e considerato che seguono tratti di piste già esistenti, piste forestali, conche, vallette e ripiani, zone prative, salvaguardando e rispettando aree di pregio come quella della sorgente di acque solforose, adattabili ad un paesaggio già antropizzato, che si presentava molto più devastato fino a 50/60 anni fa. Un paesaggio che nel corso dei decenni è stato risistemato e valorizzato dall’agricoltura e dalle Regole. Per tutte le constatazioni esposte, si ritiene a ragion veduta come le piste progettate siano un sacrificio tollerabile e necessario, anche dal punto di vista ambientale». —



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