Collegamento con la Pusteria contestato dagli ambientalisti

La Sovrintendenza ha ricevuto le corpose osservazioni di Mountain Wilderness sul nuovo impianto. Comune di Comelico Superiore preoccupato per le ripercussioni su un’opera molto attesa
COMELICO SUPERIORE. Gli ambientalisti di Mountain Wilderness, che nel passato avevano ripetutamente contestato il collegamento tra l’alta Val Pusteria e Valgrande, sono tornati alla carica. Hanno presentato alla Soprintendenza per i beni ambientali di Venezia uno robusto dossier di “Osservazioni” tese a dimostrare che gli impianti non s’hanno da fare.


E questo nonostante le decine di milioni già investite dai Comuni di confine, grazie al fondo rimpinguato dalle Province di Bolzano e di Trento. Pare che a Venezia i dirigenti della Soprintendenza, quando hanno preso visione delle contestazioni mosse dagli ambientalisti si siano allarmati ed abbiano chiesto al Comune di Comelico Superiore di poter verificare insieme lo stato dell’arte.


Il sindaco Marco Stauonovo Polacco si è immediatamente messo a disposizione, con il risultato che nei prossimi giorni Comune, Soprintendenza e ambientalisti si siederanno allo stesso tavolo per valutare insieme il da farsi, magari correggendo quello che è ancora possibile modificare, senza stravolgere il progetto, ritenuto indispensabile da tutto il Comelico per rilanciare turisticamente la valle.


Mountain Wilderness, per la verità, avrebbe un altro intento: quello di stoppare definitivamente il collegamento, quindi non semplicemente di razionalizzarlo sul piano ambientale. La documentazione doveva essere resa pubblica proprio ieri, ma prudentemente MW ha ritenuto di secretarla per consentire un confronto sereno al tavolo con il Comune e la Soprintendenza.


Pare che gli ambientalisti mettano in discussione l’attraversamento, con le piste e gli impianti, di aree vincolate a livello europeo, i “Sic” e le “Zps”. Non solo.


La pista principale che scende dal Col Colesei fino in Valgrande, a ridosso di Padola, intersecherebbe un territorio in qualche misura protetto dalla Fondazione Dolomiti Unesco; si tratterebbe di un’area cosiddetta “buffer”.


Il dossier entra poi nel merito del progetto delle piste e degli impianti di risalita con contestazioni addirittura tecniche, chilometro dopo chilometro. È probabilmente su quest’ultimo punto che potrebbero intervenire delle modifiche da parte dei progettisti.


Si sa che insieme al Comune di Comelico Superiore intende partecipare al grande cantiere l’imprenditore Senfter, che potrebbe compartecipare direttamente allo stanziamento.


«Da quando le precipitazioni nevose non si fanno più vedere sotto i 1500-1600 metri, noi sosteniamo la necessità di evitare qualsiasi infrastrutturazione sciistica» affermano Giancarlo Gazzola e Luigi Casanova.


«Sappiamo, ad esempio, che nella vicina Austria si stanno smantellando le strutture che si trovano al di sotto di questa quota, proprio perché sono improduttive. Bene, da passo Monte Croce Comelico in giù ci troviamo in un territorio dove la neve bisogna fabbricarla, con grande dispendio di acqua e di energia. Vale veramente la pena?».


Poi c’è una considerazione più generale che i due ambientalisti rilanciano: investire circa 70 milioni di euro in questi progetti è proprio quello che la popolazione di una valle vittima di un progressivo spopolamento si può aspettare come soluzione del suo male?


Gli ambientalisti mettono in discussione, a questo punto, lo stesso valore della strategia dei Fondi di confine. «Riteniamo che le Province autonome di Trento e Bolzano, procedendo in questo modo, rischino di collocarsi al di fuori di una sana gestione della loro autonomia. Se questi non sono sprechi, poco ci manca».


«Non è con la filosofia, purtroppo – afferma il presidente del Comitato dei Fondi di confine, Roger De Menech – che il Bellunese può contrastare fenomeni gravi come quello dello spopolamento. Mi trovo spesso a condividere le analisi e le proposte del mondo ambientalista, ma è inaccettabile la generalizzazione sui Fondi di confine, la cui gestione si è rivelata efficace, come hanno riconosciuto gli stessi sindaci, alcuni dei quali hanno addirittura rinunciato ad insistere per il trasloco nelle vicine province».


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