Coltrondo, la frana si è spostata di 24 centimetri in un paio di mesi

Il dato durante il sopralluogo della Coppola L’assessore: «Questa è la priorità, non una delle tante», Un movimento più sensibile fino a qualche settimana fa, ora più rallentato. Lo tengono sott’occhio i tecnici dell’Anas, che devono riferire alla società, impegnata ad allungare il paramassi, ai piedi del versante, con lavori programmati per la prossima primavera.
L'assessore Isi Coppola in municipio a Santo Stefano di Cadore
L'assessore Isi Coppola in municipio a Santo Stefano di Cadore

SANTO STEFANO. La montagna maledetta, quella della frana di Coltrondo, si muove. Dal 15 novembre, da quando cioè l’Anas la sta monitorando, attraverso sofisticati sensori, si è spostata di 24 centimetri.

Un movimento più sensibile fino a qualche settimana fa, ora più rallentato. Lo tengono sott’occhio i tecnici dell’Anas, che devono riferire alla società, impegnata ad allungare il paramassi, ai piedi del versante, con lavori programmati per la prossima primavera.

Ma ci sono le condizioni per cominciare l’opera? David Pomarè, giovane geologo del Comune di Santo Stefano, e anche in consiglio municipale.

«Il monitoraggio è continuo, 24 ore su 24, anche perché dai sensori dipende il sistema che gestisce il senso unico alternato, attraverso semafori.

Ma», sottolinea Pomarè, «è evidente che necessitano ulteriori indagini per capire se il movimento, peraltro non così consistente, è di carattere solo superficiale oppure se ha intaccato anche la roccia».

Non solo: i tecnici vogliono capire dove si trova la base dell’eventuale distacco, più precisamente se il piano di scivolamento è addirittura sotto la quota dell’attuale strada statale 52 Carnica. Prospettiva, questa, che minerebbe il progetto di allungamento della galleria paramassi, per 70 metri da un lato e 30 dall’altro.

«La roccia è indubbiamente stressata, l’assetto complessivo della montagna è piuttosto compromesso, quindi c’è da capire», aggiunge Pomarè, «anche l’entità del volume che potrebbe muoversi, per trarre le decisioni del caso».

L ‘argomento è stato al centro ieri mattina della ricognizione che l’assessore regionale alle Infrastrutture, Isi Coppola, ha svolto con i sindaci Alessandra Buzzo di Santo Stefano, Ivan Mattea di Danta, Marco Staunovo Polacco di Comelico Superiore, Giancarlo Ianese di San Nicolo (mancavano i sindaci di San Pietro, perché assente, e di Sappada, perché ammalato).

«All’amministratrice regionale abbiamo evidenziato, proprio in presenza di queste problematiche, non solo quanto sia indispensabile, ma anzi urgente il traforo di Coltrondo», fa sapere laBuzzo. «Non è un’opera fra quelle prioritarie del Veneto, ma rappresenta la priorità», ha insistito Ianese.

E Staunovo ha sottolineato che il collegamento è vitale per tutto il Comelico, non essendoci di fatto alternativa. A meno che non si spiani il passo Sant’Antonio, «il quale», ha fatto presente Mattea, « ha necessità comunque di interventi da parte di Veneto Strade, fin dallo svincolo di Auronzo, che rappresenta un problematico collo di bottiglia». L‘assessore Coppola, che fra l’altro ha apprezzato l’omaggio della maglietta "Io ci sono. Forza Comelico", ha anzitutto ammesso di essere rimasta pesantemente impressionata dalla verifica sul campo (Coltrondo) e di considerare il tunnel, di cui tanto si parla, come «la priorità infrastrutturale», del Veneto, non una delle tante opere necessarie. Detto questo, ecco gli atti conseguenti: «Il più velocemente possibile il presidente Zaia firmerà la delibera di riconoscimento di questa priorità. Immediatamente dopo solleciteremo l’intervento del’Anas», ha promesso Coppola, «che comunque abbiamo già interessato. Ci rendiamo ben conto», ha concluso l’amministratrice veneta, «che questa è la via d’accesso a tutta la valle e il collegamento più rapido con l’Austria, attraverso passo Monte Croce e San Candido. «Se non c’è sicurezza nella mobilità, non c’è neanche sviluppo», ha riconosciuto Coppola. Disponibilità massima, ma i tempi non consentono la sosta neppure di un giorno, soprattutto nell’infausta prospettiva che si debba rinunciare alla galleria paramassi. Ma soprattutto che si possa materializzare un’ulteriore emergenza.

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