Comelico, un «no» preventivo a Treviso

COMELICO SUPERIORE. «Mai con Treviso, molto meglio l'Alto Adige». Stefano Zandonella Golin è uno dei promotori del referendum che vorrebbe inglobare nella provincia alto-atesina il Comune di Comelico Superiore. Un sogno? Intanto in tre giorni sono state raccolte oltre 200 firme (ne servono un po' più di 400) «soprattutto di giovani», spiega con grande passione il titolare dell'edicola di Dosoledo.
«Io sono montanaro e vivo da montanaro: ho le mucche, faccio sculture, non voglio essere amministrato dai trevigiani; che vengano pure da ospiti, ma non da padroni, i padroni da queste parti siamo noi».
La settimana scorsa una riunione del Bard (il movimento Belluno autonoma regione Dolomiti) ha coinvolto una ventina di persone al museo Algudnei di Dosoledo: piccoli imprenditori, amministratori, curiosi venuti a capire cosa si sta muovendo. Stefano Zandonella Golin è stato uno dei promotori dell'incontro; «uno dei tanti», spiega, «che vogliono una cosa sola: decidere il nostro destino, dopo che ci siamo presi tante, troppe fregature, ultima la vicenda del fondo Brancher. Il silenzio e la fedeltà a Venezia non hanno portato a nulla», prosegue, «e la raccolta delle firme doveva avvenire già da tempo. Almeno da quando il Consiglio di Stato bocciò quel meraviglioso progetto del campeggio di Valgrande, proposto dall'imprenditore Hans Happacher. Era un'idea fantastica che, secondo le stime, avrebbe consentito di avere 30.000 turisti all'anno nella nostra valle».
Stefano Golin rivanga amaro su quello che poteva essere e non è stato. «Non ci siamo mossi nemmeno dopo che il fondo Brancher, contro ogni logica, ha snobbato il progetto di collegamento sciistico con la Pusteria, voluto da Franz Senfter, appoggiato da Durnwalder, sostenuto da tutta la popolazione. Nemmeno un euro ci hanno dato, un chiaro gesto di disprezzo degli organismi regionali nei nostri confronti. Poi, ultimo campanello d'allarme, la vicenda Terme, che rischiano la chiusura».
Ed ora? «Ora la gente di montagna deve dare un segno della voglia di esistere, della propria rabbia sin qui repressa. Noi siamo profondamente italiani, ma abbiamo ottimi rapporti con Bolzano. Si può dire che già metà del Comelico lavora in Pusteria, collaboriamo per gli impianti sciistici, la malga Coltrondo è gestita da gente dell'Alto Adige. Che ci lascino scegliere il nostro destino, che non è certo a Treviso».
E mentre la nuova cartina delle Province è ai ritocchi, con quelle che hanno meno di 350 mila abitanti o un'estensione inferiore ai 2.500 kmq destinate ad essere accorpate con quelle vicine, in Comelico si lancia il grido di battaglia.
«In ultima istanza vogliamo una provincia autonoma, ma che abbia deleghe e risorse, se no non serve a niente. Ci è già bastato avere un presidente provinciale che veniva qui a mangiare il pastin di capriolo, a fare qualche promessa mai realizzata e poi non si vedeva più. Abbiamo bisogno di una provincia che ragioni a partire dall'alto, dalla montagna, come fanno in Alto Adige dove anche il maso più antico e sperduto è raggiunto dallo scuolabus».
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