Comitato e firme contro l’inceneritore
OSPITALE. Il gran rifiuto. Nasce un comitato e si raccolgono firme, a Ospitale. Dove la Sicet è un gigante grigio e azzurro, che fa ombra alla montagna con la sua altissima ciminiera, in tinta con il cielo della valle del Piave. Il nome è una sigla che vuol dire società italiana centrali elettrotermiche e vuol dire che al numero 9 di via Alemagna bruciano legnami, per produrre energia. I 300 abitanti se ne accorgono da tempo per quel pulviscolo tipo segatura che gira per uno dei paesi più piccoli e indifesi della provincia. Quello che non potevano sapere è l'intenzione della proprietà d'impiantare un inceneritore per la spazzatura, nello spazio della vecchia Indel, con un aumento di potenza della combustione da 20 a 50 megawatt e la costruzione di un altro camino spilungone. I rifiuti non pericolosi e cioè il secco differenziabile, si precisa, ma l'allarme è suonato lo stesso lungo le viuzze strette e a strapiombo sulla statale: venerdì scorso la prima riunione di un comitato, nella sala del consiglio comunale. Democrazia diretta, alla quale hanno partecipato in dodici
Tutti avevano letto i giornali da poche ore e i ritagli degli articoli erano già finiti nelle bacheche: «Non ne sapevamo niente», allarga le braccia Romina Olivotto del comitato senza presidenti o segretari, «e, in un primo momento, non era a conoscenza di questa intenzione. Il nostro è stato quasi un incontro spontaneo: dovevamo parlarne e informare velocemente tutti gli altri paesani. Quasi inutile dire che non siamo d'accordo con questo progetto, anche se ci garantiscono la non pericolosità del materiale che sarà bruciato. Non possiamo fidarci, anche perché in ballo c'è la nostra salute e vale sempre di più di un inceneritore».
Ospitale soffre già dei disagi per la sua zona industriale e vorrebbe almeno essere avvisata. E poter avvisare i comuni vicini, perché un'altra ciminiera da più o meno 80 metri può dare fastidi da Pieve di Cadore a Ponte nelle Alpi: «Noi siamo preoccupati soprattutto per i nostri bambini, ma siamo convinti che i problemi riguarderanno anche i nostri vicini di casa, visto che ci troviamo in una valle chiusa, con tutto quello che può significare. Ecco perché ci metteremo in contatto con le altre amministrazioni comunali, in maniera che tutti conoscano i pericoli che correremo, se questo progetto dovesse diventare esecutivo. Adesso sappiamo molto bene che è in piedi e non da poche settimane, ma dobbiamo per forza saperne di più».
Il primo incontro avrà presto una seconda puntata e potrebbe diventare una lunga e appassionante serie. Il comitato non mollerà un centimetro e sta già cercando degli alleati: «Ci ritroviamo di fronte una grande potenza, ma abbiamo il dovere di tutelarci e proteggere i nostri piccoli. Ho due figli e non vorrei essere costretta ad andare via da Ospitale, come ha già annunciato più di qualcuno. Contatteremo presto anche i parlamentari bellunesi, a partire dall'onorevole Roger De Menech, che tra l'altro è stato sindaco di Ponte nelle Alpi fino a pochi mesi fa. Faremo tutti i passi necessari, per dire no all'inceneritore».
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