Commercio e religione nel cuore della città
La microscopica chiesa della Salute è attigua al Monte di Pietà: una consolazione per i bisognosi
BELLUNO. Una microscopica chiesa, un’antica loggia e una porta consumata dal bisogno e dalla miseria. Tutto nei pochi metri quadrati di piazza delle Erbe, o piazza del Mercato. Siamo nel cuore della Belluno antica, sulla strada che da porta Dojona verso porta Rugo, direttrice Nord-Sud della città.
Questo piccolo quadrato che ancora oggi ospita banchi di frutta e verdura nasconde alcuni piccolo tesori che, presi dalla frenesia quotidiana, rischiano di sfuggire agli occhi distratti. Come ad esempio la chiesetta della Salute, nota anche come chiesa del Monte di Pietà, che le sta a fianco.
La porta recita semplicemente “B.V. della salute”. Una volta entrati - la porta è quasi sempre aperta - si accede ad un piccolo spazio che ospita appena una dozzina di banchetti. Al suo interno, però, si trovano opere d’arte degne delle grandi chiese cittadine. L’altare, finemente intarsiato, è del Brustolon. Il quadro porta invece la firma di Frigimelica.
La chiesa, attualmente sotto la custodia dei frati cappuccini, è a fianco del Monte di Pietà e gli ambienti sono collegati da una finestrella con una grata che consente a chi sale le scale del Monte di gettare uno sguardo alla Madonna. Una consolazione, si dice, per chi si apprestava a lasciare in pegno i suoi beni per necessità e che affidava alla Beata Vergine la speranza di poterli presto recuperare.
Anche la porta del Monte di Pietà è un piccolo gioiello. Massiccia, imponente, antica, offre un suggestivo viaggio nel tempo a chi passeggia sotto il portico occidentale della piazza. Proseguendo la passeggiata verso porta Dojona si passa sotto un portico completamente affrescato.
Dall’altra parte della piazza, sotto gli archi che oggi ospitano le vetrine di alcuni negozi, si trova invece la loggia dei ghibellini. Anche nella città splendente, infatti, erano presenti le fazioni dei guelfi e dei ghibellini. La loggia che li ospitava si trova all’incrocio con via Piero Valeriano ed è delimitata su un lato da un caratteristico colonnato.
Come spesso accade, la pietra racconta più di quanto sembra. Sopra gli archi della loggia riposa - o meglio, riposava - un leone veneziano che per due secoli ricordò ai bellunesi chi aveva conquistato la città. I francesi, però, vollero cancellare a colpi di scalpello questa presenza, e lo stesso avvenne per altri sfortunati simboli del potere lagunare.
Ma a “parlare” sarebbe, secondo alcune interpretazioni, anche la colonna che delimita il loggiato. Il pilastro è consumato in più punti, un danno che sarebbe riconducibile ad una gabbia appesa sulla colonna per punire chi veniva sorpreso a rubare. Molto più prosaicamente potrebbe trattarsi invece del peso di cartelli appesi alla colonna. Un’ipotesi più pratica, ma decisamente meno suggestiva.
Valentina Voi
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