Competenze degli enti, «troppi doppioni»

Le istituzioni danno il via libera alla loro redistribuzione con l’aiuto della Commissione statuto
Palazzo Piloni, sede della Provincia di Belluno, senza le bandiere esposte - In alto la sede dell'ente a Palazzo Piloni A sinistra il consiglio provinciale che entro fine mese vota il bilancio
Palazzo Piloni, sede della Provincia di Belluno, senza le bandiere esposte - In alto la sede dell'ente a Palazzo Piloni A sinistra il consiglio provinciale che entro fine mese vota il bilancio

BELLUNO. L’assetto istituzionale della provincia di Belluno può essere mantenuto o è opportuno modificarlo per renderlo più efficiente? Se lo sono chiesti ieri pomeriggio i rappresentanti di Unioni montane, Consorzio Bim Piave, Provincia, Comuni di Belluno e Feltre e Magnifica comunità del Cadore. Presente anche il sindaco di Senta Giustina Ennio Vigne, come rappresentante provinciale dell’Uncem. E la risposta è stata unanime: vale la pena iniziare un percorso per modificare le competenze in capo a ogni ente.

A fare l’analisi dello stato attuale e a progettare quello futuro da sottoporre agli stessi amministratori sarà la Commissione statuto di palazzo Piloni, che è stata ripristinata la settimana scorsa nel corso del consiglio provinciale. A farne parte, oltre ad alcuni consiglieri provinciali, anche persone della società civile, come il sociologo Diego Cason, l’avvocato Gaz, De Martin, Busatta, Camilleri.

«Oggi in realtà abbiamo molte sovrapposizioni tra gli enti», commenta Daniela Larese Filon, «e questo impedisce un’azione più fluida da parte degli enti stessi. Poter ridistribuire queste competenze sarebbe importante per questo territorio. Si dovrà valutare, poi, se sarà possibile realizzare questo cambio».

Tra gli enti locali rientrano anche le Unioni montane. «A dire la verità abbiamo da tempo sollecitato questo incontro, perché c’è la possibilità da parte delle Regione di poter ridisegnare il quadro istituzionale, a partire dal riordino delle leggi 18 e 40 relative alle comunità montane. La domanda che ci siamo fatti è la seguente: ha senso tutto quello che c’è?», sottolinea Vigne che si dice soddisfatto per l’avvio di questo percorso istituzionale. «La Provincia deve riattivare un “pensatoio”, anche sulla scorta della disponibilità veneta di ridisegnare le competenze. Se riusciamo a costruire una proposta unitaria del territorio da spendere poi ai tavoli degli stati generali, potremo intraprendere anche la strada verso una maggiore crescita e sviluppo del Bellunese. Ed eviteremo, soprattutto, di subire le decisioni dall’alto».

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