«Comprendere la storia per costruire un futuro migliore»

Nel corso delle celebrazioni del primo maggio, giorno della Liberazione di Belluno, il sindaco Massaro ha invitato alunni e adulti a superare le posizioni personali per concentrarsi sul bene della società e delle nuove generazioni.
L'intervento degli alunni della scuola elementare di Fiammoi durante l'incontro con il sindaco Massaro
L'intervento degli alunni della scuola elementare di Fiammoi durante l'incontro con il sindaco Massaro

BELLUNO. L’insegnamento della storia, comprenderla «è necessario per capire chi eravamo, chi siamo, per costruirci sopra un futuro e una società migliori. Dobbiamo fuggire qualsiasi forma di revisionismo, non abbiamo bisogno di divisioni: lo dobbiamo alle nostre future generazioni».

Il discorso del sindaco Massaro in piazzale Marconi
Il discorso del sindaco Massaro in piazzale Marconi

Testa alta e fascia tricolore sul petto, davanti a una rappresentanza delle forze dell’ordine e delle associazioni di partigiani e militari in congedo, il sindaco Massaro ha inaugurato con queste parole le celebrazioni del primo maggio, che per Belluno è anche e soprattutto la giornata del Ricordo dei caduti e dispersi in guerra. Un discorso pronunciato nel corso della deposizione di una corona d’allora sulla lapide che ricorda i caduti di piazzale Marconi. A seguire il discorso del consigliere comunale Filippo Cibien, che ha ricordato come per la città «il primo maggio ha valori e ricordi più stretti, visto che a Belluno, città medaglia d’oro per la Resistenza, la Liberazione si festeggia proprio oggi. È giusto, doveroso essere qui, davanti alla lapide che ricorda i sette giovani partigiani morti per la libertà, proprio noi che siamo arrivati al punto in cui la società non ha più il concetto storico di sè, che viviamo tempi in cui si mette in discussione la collettività stessa. La storia e la Resistenza non si possono imparare solo sui libri, c’è bisogno della memoria. Tutti quanti dobbiamo ricordare, non solo oggi, che questa terra e questa società non l’abbiamo in eredità dai nostri padri, ma in prestito dai nostri figli».

La lapide che commemora i sette partigiani caduti in piazzale Marconi
La lapide che commemora i sette partigiani caduti in piazzale Marconi

Mattinata proseguita a La Rossa, dove è stata celebrata la Santa Messa a ricordo dei caduti dell’Oltrardo, il cui comitato ha poi guidato un folto corteo, con al seguito istituzioni e i gonfaloni delle associazioni di reduci e partigiani, alla scuola elementare di Fiammoi per l’incontro con gli studenti. Incontro dove ancora Massaro ha richiamato l’attenzione dei presenti sulla «necessità di noi adulti, di noi genitori, di impegnanrci di più di quanto abbiamo fatto per permettere alle nuove generazioni di cogliere il messaggio della nostra storia. Oggi troppo spesso ci si perde all’interno di particolari storici, quasi di dettagli della storia e rischiamno di trasmettere un messaggio sbagliato ai nostri figli. A loro dobbiamo spiegare che la guerra è costellata di atti di erorismo e atrocità, un insieme di fatti che deve essere superato per capire semplicemente una cosa: la libertà è un valore supremo a cui dobbiamo guardare per il futuro». Il sindaco ha poi innalzato altri due valori indissolubili per una società civile sana. «Nel momento in cui celebriamo giornate come questa non possiamo non porre l’attenzione sul valore della vita e della dignità umana. Siamo travolti da notizie e da pensieri che spesso ci fanno mettere quasi in secondo piano certe tragedie. Come quella dei migranti. È passata quasi sotto silenzio la morte di 900 persone nei mari della Sicilia, senza contare i 3500 che ci sono stati nei giorni prima. Ecco, noi abbiamo assoluto bisogno di rimettere al centro di tutto il valore della vita e della dignità umana: non conta se siamo di Belluno o di Ponte, bianchi o neri: la vita umana è la stessa per tutti. Se noi oggi siamo liberi è perchè qualcuno si è sacrificato, accettando anche la tortura e la morte per il prossimo: tantissime persone ci hanno fatto questo dono, vediamo di non sprecarlo. E uno dei modi più semplici per farlo è proprio comprendendo la storia. Perchè se davvero conoscessimo di più la storia, la nostra storia, sapremmo che agli inizi del ’900 Edmondo De Amicis scrisse una poesia che parlava di gente ammassata come bestie sulle barche, gente convinta di trovare una vita più dignitosa, gente ingannata da chi prometteva una vita migliore costringendo quelle persone alla fame, al freddo, anche alla morte per arrivare su una terra dove poi venivano emerginate. Ecco, Edmondo De Amicis parlava degli italiani».

Il corteo composto da studenti, istituzioni e associazioni di reduci a Fiammoi
Il corteo composto da studenti, istituzioni e associazioni di reduci a Fiammoi

Parole riprese dalla professoressa Tiziana De Dea, insegnante alla scuola media Nievo di Cavarzano, che ha invitato gli alunni presenti «a nons entirsi bellunesi o italiani, ma semplicemente cittadini del mondo». Alunni della classe Terza A della scuola media Nievo e della classe Quinta della scuola elementare di Fiammoi esibitosi poi in alcune canzoni, dopo l’appassionata lettura del celebre discorso “Io ho un sogno”, tenuto da Martin Luther King il 28 agosto del 1963 Washington.

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