Comunale chiusa per 120 giorni «Riaprite la Incino-Cismon»

arsiè
Protestano gli abitanti di Incino e di Corlo che da ieri, per 120 giorni, sono bloccati in paese dalle 8 alle 17 a causa della chiusura per lavori della strada Incino-Rocca. Una situazione che riporta all’ordine del giorno la questione annosa dell’altra via di accesso alla frazione, la strada intercomunale Incino-Cismon, chiusa da tempo al transito.
Il nodo del contendere è il lavoro di consolidamento iniziato ieri della Incino-Rocca, nel tratto tra il bivio con la strada “dei Pomer” e il bivio per la strada comunale verso la diga. Per fare il consolidamento la strada rimarrà vietata durante le ore diurne per 120 giorni e gli abitanti della frazione arsedese di Incino e i loro vicini vicentini di Corlo protestano che «tale chiusura porterà notevoli disagi alla popolazione che sarà impossibilitata a spostarsi per necessità quotidiane e di lavoro per parecchie ore al giorno».
Il Comune ribatte che quei lavori vanno fatti per forza, perché adesso ci sono i soldi e perché tra qualche mese o un anno chissà cosa potrebbe succedere a quella strada che a tratti sta franando.
Sullo sfondo c’è però la questione dell’altra strada, quella Incino-Cismon che non si può percorrere nemmeno a proprio rischio e pericolo e che avrebbe potuto fare da bypass in questa situazione.
Gli abitanti di Incino e Corlo hanno raccolto una trentina di firme chiedendo a Comuni, Province, Prefetture e Regione di riaprire subito la Incino-Cismon per i residenti, «utilizzando un pass e dotando la strada di una sbarra di chiusura con lucchetto di sicurezza».
Loro sono disposti ad assumersi ogni responsabilità in caso di incidenti, purché possano almeno scendere verso Cismon, visto che la strada per Rocca rimarrà chiusa di giorno per quattro mesi.
Il sindaco Luca Strappazzon allarga le braccia: il Comune di Arsiè è il primo a voler vedere riaperta la strada Incino-Cismon, fondamentale anche per lo sviluppo turistico del lago. Ma le richieste formali sono cadute nel vuoto e i lavori alla Incino-Rocca, già ritardati dall’emergenza Covid, non potevano più aspettare.
«Ho qui le lettere che abbiamo scritto ancora nel 2018, una il 2 luglio e una il 21 settembre», dice Strappazzon, «appena abbiamo avuto la certezza di poter fare i lavori alla Incino-Rocca abbiamo avvisato la Regione, la Provincia e anche l’allora Comune di Cismon chiedendo la messa in sicurezza della Incino-Cismon, per evitare l’isolamento delle due frazioni. Purtroppo non è successo e ora questi lavori alla Incino-Rocca dobbiamo farli, altrimenti perdiamo i soldi dei Fondi di confine e rischiamo di trovarci tra un anno con la strada franata».
Il sindaco ha incontrato la popolazione di Incino alla vigilia dei lavori, c’è stata anche la proposta di prevedere una apertura a mezzogiorno per far transitare i residenti, ma per il Comune così si peggiorerebbe ulteriormente la situazione.
«I 120 giorni sono calcolati lavorando tutto il giorno», spiega Strappazzon, «se dovessimo riaprire e richiudere a metà giornata i tempi si allungherebbero ancora e aumenterebbero pure i costi. Nulla comunque vieta che più avanti, quando l’avanzamento dei lavori lo permetterà, si possa fare un senso unico alternato o arrivare ad aprire a mezzogiorno».
Un bypass d’emergenza, spiega Strappazzon, in ogni caso c’è: una strada silvopastorale che va verso Cismon: «Non è grande ma per le emergenze potrebbe essere usata. E intanto anche noi auspichiamo che la petizione venga tenuta in considerazione e che si arrivi alla riapertura della strada Incino-Cismon». —
Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi