Comune Bio, scontro a Trichiana

Il sindaco prende tempo: «Ci sarebbe un aggravio burocratico, dovremo coinvolgere gli agricoltori»
Di Alessia Forzin

TRICHIANA. Agricoltura biologica: Trichiana prende tempo. La maggioranza ha deciso di non approvare la proposta del gruppo di minoranza “In Comune”, che nell’ultimo consiglio aveva portato in discussione l'adesione a un protocollo d'intesa per l'attuazione dei programmi relativi all'istituzione di un territorio caratterizzato dalla pratica di colture biologiche. È la proposta lanciata dal Parco Nazionale Dolomiti Bellunesi, alla quale “In Comune” chiedeva di aderire.

«Già prima delle elezioni, si avvertiva una certa insofferenza nella nostra comunità per lo sviluppo di insediamenti agricoli di natura intensiva», ha spiegato il capogruppo, Giorgio Cavallet. «La nostra proposta voleva offrire al territorio una possibilità di sviluppo anche diversa da quella intensiva, generando ricadute sul turismo».

Il protocollo di intenti proposto dal Parco, infatti, porterebbe alla costituzione di un grande distretto provinciale del biologico, che consentirebbe di realizzare quattro obiettivi principali: mantenere l'agricoltura in aree marginali; favorire il presidio del territorio e la prevenzione dei rischi di dissesto idrogeologico; contenere l'impatto ambientale legato alla diffusione di tecniche di agricoltura intensiva, soprattutto nelle aree di fondovalle (come i vigneti); promuovere turisticamente l'intero territorio provinciale, abbinando l'immagine di “provincia delle Dolomiti” a quella di “provincia bio”.

La maggioranza, però, ha deciso di prendere tempo: «Bisogna ragionare bene su questa proposta, e soprattutto bisogna parlarne prima di tutto con i produttori», ha spiegato il sindaco, Fiorenza Da Canal. La quale ha spiegato, documenti e registri alla mano, quante incombenze burocratiche abbiano già gli agricoltori. Pur lasciando libertà di voto al suo gruppo, ha dichiarato di non voler accogliere la proposta. «Quando, in campagna elettorale, abbiamo incontrato gli agricoltori, ci hanno detto che loro fanno già una produzione biologica, praticamente, solo che non è certificata. Se chiedessero la certificazione, aumenterebbe la burocrazia, quindi non possiamo approvare questo documento senza prima averli coinvolti», ha aggiunto il vicesindaco, Gianluca Franco.

La maggioranza si è detta disposta ad approfondire l'argomento, ma per Cavallet non è stato sufficiente: «Sono perplesso e deluso», ha concluso. «Non si trattava di trasformare tutta la produzione del nostro territorio in biologica dall'oggi al domani, ma di avviare un percorso che avrebbe richiesto qualche anno. Siamo già in ritardo adesso, in questo modo perdiamo ancora tempo prezioso. Questa proposta va approvata come atto di principio». Ma la maggioranza è rimasta ferma sulla sua decisione: il distretto del biologico è per lo meno rimandato.

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