Comune condannato per la discarica «Chi ha sbagliato?»

La sentenza del Tribunale comporta un debito fuori bilancio Le minoranze: «Ora accertare le eventuali responsabilità»
BELLUNO. Cordele, ma quanto mi costi? Lo ha chiesto Franco Roccon, con l’ultima interrogazione sulla discarica cittadina. La risposta sta, per il momento, nei 465 mila euro e spiccioli che il Comune dovrà sborsare per risarcire Dolomiti Ambiente Scarl (oggi Sit spa) a seguito della sentenza emessa dal Tribunale di Belluno poche settimane fa. Tutta colpa del percolato, quel liquido prodotto dai rifiuti che va smaltito come speciale e che a Cordele è sempre stato abbondante, a causa delle infiltrazioni di acqua nella discarica. Belluno Ambiente Scarl aveva fatto causa al Comune alla fine degli anni Novanta, dopo diciassette anni il Tribunale si è espresso in primo grado condannando il Comune. Che ha dovuto riconoscere un debito fuori bilancio.


I soldi ci sono, sono stati accantonati negli anni, ma la sentenza ha dato il la ai consiglieri di minoranza per chiedere conto dei costi della discarica. Lo ha fatto Roccon, in apertura, di consiglio, presentando un’interrogazione con la quale vuole sapere quanto è costato smaltire il percolato da quando la discarica è stata chiusa, se sia stato affidato un incarico per mitigare la produzione del percolato e il suo smaltimento, se siano state valutate altre tipologie per lo smaltimento «a fronte degli ingenti costi annuali che ricadono sui contribuenti bellunesi e come mai non si è intervenuti prima malgrado le ripetute segnalazioni», quanto durerà il post mortem. A queste domande sarà data risposta nel prossimo consiglio. In quello di ieri si è parlato della sentenza di condanna del Comune. La deliberà con la quale viene riconosciuto il debito fuori bilancio è stata votata solo dalla maggioranza (Pd astenuto, il resto della minoranza contraria)


La vicenda inizia negli anni ’90, quando il Comune aggiudica alla società consortile Belluno Ambiente i lavori per il completamento e la gestione della discarica di Cordele. Il contratto viene stipulato nel 1995. Quattro anni più tardi Belluno Ambiente cita il Comune per i maggiori oneri sostenuti per lo smaltimento del percolato, per i maggiori costi di gestione e per i maggiori lavori eseguiti per la costruzione della discarica. La richiesta era di circa un milione di euro. Inizia la causa, «molto tecnica», ha ricostruito l’assessore al bilancio Lucia Olivotto.


Fra perizie, consulenze e udienze si arriva alla sentenza: il Comune è condannato a pagare complessivamente (per la causa, le spese legali, ecc.) 465.155,61 euro. «Si può dire che abbiamo perso bene, considerando la richiesta iniziale», ha spiegato la Olivotto. Il Comune non impugnerà la sentenza né ricorrerà in Appello, «perché così ci hanno suggerito i nostri legali», ha continuato l’assessore al bilancio. «Ci esporrebbe ad ulteriori costi». E non è stata percorsa la strada della transazione «perché è diverso che mi prenda io, Comune, la colpa transando o che quella colpa la certifichi un giudice».


La sentenza è esecutiva, il Comune ha 120 giorni per pagare quanto dovuto. I soldi ci sono: nel 2012 venne già previsto il debito fuori bilancio in formazione e venne accantonata una quota dell’avanzo di amministrazione 2011 (circa 320 mila euro). Somma adeguata a 407 mila euro con il rendiconto 2015 e che trova copertura quest’anno con un altro paio di manovre di bilancio.


Le minoranze, però, hanno chiesto che si accertino le responsabilità. «Non vedo scritto chi ha fatto operazioni risultate, alla luce dei fatti, errate», ha detto Paolo Gamba. «Si faccia luce sulle responsabilità», ha aggiunto Franco Roccon, «e su come si pensa di gestire il percolato in futuro». La documentazione, come è stato suggerito anche dal collegio dei Revisori, sarà inviata alla Corte dei Conti affinché si compiano le verifiche necessarie ad accertare se qualcuno ha sbagliato e per, eventualmente, fare una qualche azione nei suoi (o loro) confronti.


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