Comune via dal tribunale «Avanziamo un milione»

BELLUNO. Palazzo Rosso esce dal palazzo di giustizia. La competenza economica su tribunale e procura della Repubblica è completamente passata al ministero collegato. Ma il sindaco Jacopo...
Di Gigi Sosso

BELLUNO. Palazzo Rosso esce dal palazzo di giustizia. La competenza economica su tribunale e procura della Repubblica è completamente passata al ministero collegato. Ma il sindaco Jacopo Massaro non dimentica di avanzare più di un milione di euro dal guardasigilli Andrea Orlando. Perché i pagamenti sui soldi anticipati dall’amministrazione comunale sono in ritardo di tre anni e il credito complessivo nei confronti del governo è stato stimato sui cinque milioni e mezzo. Nel conto, ci sono ad esempio gli stipendi dei custodi: dipendenti comunali di servizio nella struttura di via Segato. Le loro buste paga sono sempre state anticipate dai cittadini, salvo poi un rimborso ministeriale dell’80 per cento.

Da metà dicembre, sulla porta d’ingresso degli uffici giudiziari, c’è un cartello firmato dalla presidente Antonella Coniglio e condiviso dal procuratore Francesco Saverio Pavone: per carenza di personale, da giovedì 24 a sabato 9 il palazzo di giustizia è chiuso al pubblico dalle 14. Seguono gli inviti a non usare gli ascensori dopo questo orario e a usare le porta antipanico per uscire. E qualche magistrato teme addirittura che il Comune ritirerà le schede telefoniche che si usano per i turni: «Non so se arriveremo a questo», rallenta, ma non frena Massaro, «di sicuro il ministero ci è subentrato in tutti i contratti. Questo processo era partito il primo di settembre e si è concretizzato giusto all’inizio dell’anno. Quella del palazzo di giustizia era la voce più pesante nel bilancio del Comune e possiamo dire, da una parte di esserci tolti un gran peso e dall’altra di avanzare una somma molto consistente dal ministero. Quella più urgente ammonta a un milione di euro abbondante, ma uno studio che ho fatto fare va indietro nel tempo e arriva a una cifra cinque volte maggiore. Sappiamo che tutti questi soldi non arriveranno mai, ma basterebbe che ci venisse restituito anche solo il credito più recente. Abbiamo dovuto bloccare tutta una serie di opere pubbliche, perché dovevamo anticipare il denaro e, negli ultimi tre anni, non è mai tornato indietro».

La situazione di Belluno è uguale a quella delle altre città che ospitano un tribunale e una procura. Mal comune, nessun gaudio, a meno che «l’Associazione nazionale comuni italiani sta trattando con il governo per istituire un fondo di solidarietà utile a organizzare dei piani di rientro. Mi auguro che potremo contare su questo discorso, per avere soddisfazione, dopo che ci siamo sempre comportati con la massima lealtà».

Ma il Comune non si riprenderà i dipendenti: «C’è una convenzione che dovrà essere ratificata dallo stesso dicastero. Noi siamo disponibili a lasciare in tribunale i due custodi, anche perché loro stessi sono d’accordo con questa soluzione. Dovessero tornare nel nostro organico, sarebbero costretti a fare lavori diversi, compatibilmente con la loro qualifica. Farebbero manutenzioni in giro per le strade, dopo aver ricoperto un ruolo completamente diverso, anche per parecchi anni».

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