Comuni, scuole e Serd uniti contro slot e internet

L’appello ai sindaci di De Sandre, direttore del servizio delle dipendenza «Il fenomeno cresce, sono già 20 i pazienti in cura. Puntiamo sulla prevenzione»
Una foto di archivio ritrae un uomo mentre gioca con un macchitta videopoker. ARCHIVIO MARIO ROSAS - ANSA-CD
Una foto di archivio ritrae un uomo mentre gioca con un macchitta videopoker. ARCHIVIO MARIO ROSAS - ANSA-CD

BELLUNO. La guerra dichiarata dal sindaco Massaro alle slot machine ha le sue ragioni: nel 2014, infatti, è cresciuto il numero delle persone che si sono rivolte ai servizi sanitari per curare la loro dipendenza da gioco. Se a luglio i pazienti in cura al Serd dell’Usl 1 erano 17, a pochi mesi di distanza hanno giù superato quota 20. Ma il fenomeno, come spiegato dal direttore del Servizio delle dipendenze, Alfio De Sandre, è ancora sommerso, visto che «sono molti quelli che, vergognandosi, preferendo rivolgersi a centri di cura limitrofi». E lancia l’appello ai sindaci di fare prevenzione.

Un problema, quello della ludopatia, che sta catalizzando diverse risorse umane ed economiche del Serd. «Sono oltre 20 i bellunesi che si sono rivolti al servizio messo in piedi per la cura di questa patologia, supportato anche dall’istituzione dei centri di autoaiuto a Belluno, Auronzo e Agordo, dove, una volta a settimana, i pazienti e le loro famiglie si ritrovano per parlare del male che li affligge».

Ma la terapia non basta, se non viene supportata da un progetto di prevenzione che parte direttamente dall’intervento nelle scuole: «Abbiamo già svolto degli incontri e altri ne abbiamo in programma negli istituti scolastici e con la popolazione. Ed è in questi progetti che vorremmo che le amministrazioni comunali fossero al nostro fianco».

De Sandre non entra nel merito delle scelte che alcuni Comuni hanno attuato nei confronti degli esercizi dove si pratica il gioco d’azzardo (come Belluno che, dopo aver aumentato le tasse sulle sale da gioco, pensa anche a rivedere l’orario di apertura), ma chiede di fare squadra per dare visibilità al fenomeno. «Dobbiamo fare fronte comune per contrastare questa patologia. Gli interventi devono essere in sinergia tra servizi sanitari, Ufficio scolastico e Comuni», commenta il direttore del Serd.

La dipendenza non riguarda soltanto il gioco, ma anche gli stessi strumenti informatici, che oggi condizionano più o meno pesantemente le nostre vite. «Sempre più persone usano cellulari o tablet e navigano su Internet, senza sapere quali siano i pericoli che si annidano nella rete», sottolinea il primario. «Per questo motivo, sul tema stiamo mettendo a punto una serie di incontri con le scuole del centro Cadore come richiestoci dagli stessi insegnanti. I docenti, infatti, ci hanno segnalato come sia importante far conoscere agli studenti i rischi derivanti all’utilizzo della tecnologia, che non sono solo quelli legati alle truffe o alla pedopornografia, ma anche la semplice dipendenza da questi oggetti che originano abitudini scorrette e pericolose anche a livello psicologico».

Paola Dall’Anese

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