Comunità educativa, nuova sede

BELLUNO. Nuova sede per la comunità educativa diurna di Belluno gestita dalla cooperativa Portaperta, che conta 90 soci. Da ieri, infatti, i 10 minori (uno di 8 anni e gli altri tra i 13 e 17 anni) provenienti da varie parti della provincia, ospiti della struttura, hanno traslocato nel nuovo alloggio in via Gobetti a Mussoi. Una piccola palazzina su due piani completamente adibita a un servizio fondamentale nel percorso di ricostruzione di un rapporto deteriorato tra minori-adolescenti e genitori.
La precedente sede in via Gazzetti non era più in grado di ospitare il numero crescente di ragazzi che si appoggiano alla comunità, inviati dai Consultori familiari e dal servizio dell’Usl di Tutela minori e dell'età evolutiva.
«Abbiamo voluto dare un’opportunità in più, visto anche l'aumento delle richieste», precisa Marco Slongo, presidente della Cooperativa feltrina Portaperta, annunciando che l'inaugurazione ufficiale della sede si terrà domani alle 16 per gli utenti del servizio, i loro familiari; un incontro pubblico con la popolazione si svolgerà, invece, mercoledì 11 alle 20.30 e si intitolerà “We are community”. «Sarà anche l’occasione, speriamo, per recuperare qualche volontario da inserire nella struttura, dopo un’adeguata formazione nella comunità».
L'équipe è formata da due educatrici: Stefania Turra che è la coordinatrice e Barbara Zucco. I ragazzi vengono accolti nella struttura dalle 13, all'uscita da scuola, fino alle 19, quando tornano nelle loro case con i genitori. «I minori che vengono qui si trovano in situazione di disagio familiare. Un equilibrio si è rotto e va ricostruito», precisa Barbara Zucco, che aggiunge: «Colpa dei divorzi, che rendono difficile la gestione dei ragazzi, delle difficoltà economiche che mettono in crisi l'equilibrio familiare o di malattie dei genitori. Situazioni che evidenziano il bisogno di un supporto non solo per i ragazzi, ma anche per i genitori, seguiti loro stessi da psicologi e altre figure. Anzi, senza l'aiuto della famiglia l'obiettivo della comunità educativa diurna non sarebbe raggiunto», dice Zucco.
L'attività svolta in via Gobetti ricalca la quotidianità: i ragazzi all'uscita da scuola vanno nella comunità a mangiare, alternando al pomeriggio attività di studio con altre ricreative, fino a quando non tornano a casa. L'appartamento è diviso per aree: cucina, area studio e zona relax, dove i ragazzi possono rilassarsi. Sempre sotto la supervisione delle educatrici, che li seguono passo dopo passo.
In comunità educativa i ragazzi possono stare da qualche mese a qualche anno, in base al percorso e alle necessità. Il centro rimane aperto tutto l'anno, eccetto un paio di settimane ad agosto, «ma solo perché i ragazzi non ci sono. Infatti, cerchiamo di inserirli nei grest e nei centri ricreativi attivati dai singoli territori», dicono le educatrici. (p.d.a.)
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