Con la Naspi penalizzati i lavoratori precari
BELLUNO. Addio alla mobilità, arriva la Naspi. Con l’avvio del 2017, infatti, è sparita definitivamente la vecchia mobilità lasciando posto alla Naspi, o indennità di disoccupazione. Pro e contro, o forse più contro che pro per questo passaggio.
«Con l’addio alla mobilità», precisa Mauro De Carli, segretario generale della Cgil, «verranno meno gli incentivi per le assunzioni di chi è stato licenziato. Gli sgravi relativi alla mobilità riguardavano infatti le assunzioni di lavoratori iscritti nelle liste di mobilità indennizzata».
La contribuzione previdenziale a carico dell’azienda, con il vecchio strumento, era pari a quella degli apprendisti, per la durata di 18 mesi in caso di assunzione a tempo indeterminato e 12 mesi in caso di tempo determinato.
Se la mobilità copriva fino a tre anni, con la Naspi il massimo di indennità di disoccupazione che si potrà raggiungere sono 24 mesi, ma tutto dipenderà dalla continuità lavorativa del soggetto negli ultimi quattro anni. «E questo andrà quindi a penalizzare le persone che hanno dei lavori precari perché per loro la Naspi sarà sempre più ridotta».
La mobilità era un sussidio di disoccupazione che spettava ai lavoratori che avevano subito un licenziamento collettivo in un’azienda che aveva più di 15 dipendenti. L’indennità di mobilità risultava pari al 100% della cassa integrazione straordinaria ovvero l’80% della retribuzione spettante al lavoratore. L’importo percepito non era costante; cambiava dopo un anno, trascorso il quale il lavoratore percepirà l’80% dell’indennità di cassa integrazione ovvero il 64% della retribuzione.
La Naspi, invece, è pari al 75% dell’imponibile medio degli ultimi 4 anni con il limite massimo di 1.300 euro al mese. È inoltre prevista una decurtazione del 3% per ogni mese in cui si percepisca l’indennità, a partire dal quarto mese di erogazione. Inoltre i lavoratori devono avere almeno 13 settimane di contributi versati nei 4 anni precedenti; 30 giornate di lavoro effettive nel corso dell’anno. «Sicuramente la mobilità dava garanzia maggiore di copertura per la ricerca di un lavoro», conclude De Carli.
Per Rudy Roffaré, della segreteria della Cisl, invece, «con la Naspi potranno essere coperti da questa indennità anche gli apprendisti e i soci delle cooperative, quindi ci sono dei vantaggi effettivi, visto che prima la mobilità andava soltanto ai lavoratori dell’industria sopra i 15 dipendenti. Se un tempo con la mobilità si potevano governare meglio le uscite dal mondo del lavoro dei dipendenti per tre anni, ora invece un’azienda i n difficoltà avrebbe soltanto due anni. A mio parere la Naspi non è poi così male».
Per coloro che sono entrati in mobilità invece alla fine del 2016 continueranno a percepire l’indennità di mobilità fino al termine.
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