Concerto per i detenuti sotto il carcere
BELLUNO. «Belluno brucia e non è stato il re». Il presidio in solidarietà ai detenuti è stato un pomeriggio di sole a scacchi , tra il concerto hip hop e la lettura di documenti dalle carceri di tutta Italia. Rime affilatissime dalle voci amplificate della Deriva antifascista spazio sociale di Bassano e sulle basi di un soundsystem montato a bordo strada, con le immancabili dediche avvelenate a sbirri, secondini e e scribacchini. Lettere sofferenti dalle celle di case circondariali di ogni latitudine, nelle quali si sta anche molto peggio che a Baldenich. Una trentina di manifestanti, la maggior parte arrivati da fuori città ma anche qualche bellunese, che ha attaccato tre striscioni al muro di cinta di via San Giuseppe: «Complici con i detenuti in lotta. Tutte/i libere/i»; «Occupare e resistere ovunque! Solidarietà ai compagni e alle compagne di Padova» e «Nuove carceri, trasferimenti, fogli di via? Portiamo la lotta ovunque!».
Quando tra le torrette di sorveglianza sopra il campo da tennis interno, il basco azzurro di un agente della polizia penitenziaria si è stagliato nel blu del cielo sopra le montagne, è cominciato un piccolo spettacolo musicale, con varie voci che si sono alternate, come succede periodicamente in altre città, che convivono con un carcere. Alla fine di ogni canzone, cori e, sul tardi, anche un fumogeno rosso. Microfono aperto, con il quale ognuno ha potuto lanciare i proprio messaggio verso le sbarre. I detenuti non hanno risposto subito, ma dopo un po’ si sono fatti sentire, ringraziando e salutando chi stava cercando di rendere la loro giornata meno monotona. Qualcuno magari prendendo nota di due indirizzi rimbalzati dalla strada, ai quali scrivere, per raccontare la propria esperienza carceraria e trovare degli amici.
Qualche provocazione sì, ma nessun atto di violenza, come hanno confermato in serata le forze di polizia, che hanno vigilato sul presidio per alcune ore, senza il bisogno di dover intervenire. Mentre il bar della via deve aver fatto discreti affari con un buon numero di bottiglie di birra vendute ai manifestanti. Distribuzione di un volantino ai passanti di Quartier Cadore, qualcuno francamente un po’ intimidito: «Riallacciamo i fili della lotta: ci vediamo a Belluno» e via con la tragica contabilità regionale, certificata anche il giorno dell’apertura dell’anno giudiziario: l’anno scorso quattro suicidi (due a Padova, e uno a Venezia e Verona); 55 tentativi e 318 atti di autolesionismo. Il totale dei detenuti è di 2808, mentre la capienza regolare di Belluno, Venezia maschile e femminile, Rovigo, Treviso, Padova e Vicenza sarebbe di 1693.
La novità e uno dei motivi della protesta è che a Belluno ci sarebbero stati dei trasferimenti: «Negli ultimi mesi più di quaranta ragazzi sono stati “sballati” dal carcere di Venezia a quello di Belluno», si legge nel documento, «una struttura non ancora satura e “periferica” rispetto ai grossi penitenziari della regione. Non far sentire soli i trasferiti e tutti i loro compagni di detenzione significa in questo momento riannodare i fili di una lotta non ancora sopita, che ha saputo parlare anche a chi, del carcere, non ha mai fatto esperienza».
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