«Concorrenza sleale degli altoatesini», la Fillea Cgil denuncia i ribassi negli appalti

Per il sindacato le ditte bellunesi sono a rischio negli appalti per Cortina 2021
BELLUNO. Imprese bellunesi fuori dagli appalti a Cortina, per lasciare spazio ad aziende esterne, specialmente altoatesine che possono permettersi ribassi anche del 50%.


La situazione inizia a preoccupare non solo i sindacati che intravedono gravi ricadute occupazionali, ma anche gli imprenditori che «si sono rivolti a noi per chiederci di aiutarli a smuovere una situazione che rischia di ritorcersi proprio contro le ditte bellunesi, specie nell’ottica dei Mondiali 2021», spiega Marco Nardini, segretario della Fillea Cgil di Belluno.


Concorrenza sleale.
Per Nardini, a livello provinciale, negli ultimi tempi, malgrado il leggero aumento degli addetti per lo sblocco di appalti pubblici, non c’è stato quel boom sperato, proprio perché a vincere gli appalti sono aziende da fuori. «Né le opere per la banda larga né gli interventi di Enel hanno portato ricchezza al nostro territorio visto che hanno operato lavoratori iscritti ad altre casse edili», dice Nardini che prosegue lanciando l’allarme: «Ma quello che ci fa temere di più è l’impasse su Cortina. Questo perché, da un lato, tutti attendono l’appuntamento del 2021 e i primi lavori inizieranno nel secondo semestre del 2018, e dall’altro perché le imprese stanno subendo le conseguenze dei massimi ribassi negli appalti. In attesa che partano le opere viarie di Anas per Cortina, sono le società impiantistiche ad oggi ad aver commissionato interventi usufruendo di finanziamenti anche regionali. Ma in questi appalti con soldi pubblici, a spuntarla sono quasi sempre imprese altoatesine capaci di sostenere ribassi incredibili. Questo», prosegue Nardini, «perché là non si paga l’Iva, ci sono sgravi contributivi per le imprese e non sono previsti i pagamenti di alcune indennità. E ciò non fa che diminuire il costo del lavoro».


Ecco le motivazioni di «questa concorrenza sleale» secondo il sindacato, mentre per molti imprenditori la scelta di ditte dell’Alto Adige «dipende dalla loro grande professionalità: peccato però che, se si va a vedere, ci siano addetti di tutte le nazionalità e pochissimi italiani, senza nulla togliere agli stranieri in fatto di competenze».


La provocazione.
Quello che non va giù alla Fillea è che queste imprese possano beneficiare di finanziamenti pubblici veneti di decine di milioni per far lavorare ditte non solo non bellunesi ma nemmeno venete. «I nostri imprenditori sono preoccupati perché non riescono ad accedere agli appalti: qui i costi sono più alti, le agevolazioni fiscali non ci sono e i massimi ribassi non riescono proprio a farli. Massimi ribassi che, tra l’altro, per legge, possono essere accettati se l’appalto vale almeno un milione di euro». A questo punto Nardini lancia la provocazione: «Le imprese che hanno preso i soldi pubblici per questi appalti li restituiscano. Non possiamo permettere che le nostre ditte si buttino sulle poche gare private che ci sono, perché perdono sempre quelle pubbliche. Questo sistema va avanti da almeno una decina di anni, ma ora inizia a preoccupare: con Cortina 2021 le risorse in palio sono innumerevoli e c’è il rischio che le nostre imprese non riescano ad intercettare nemmeno un euro. Chiediamo, quindi, che di questa situazione se ne occupi anche la politica».


Il contratto provinciale.
Il sindacato sottolinea come il problema sia conosciuto e temuto tanto che «all’interno del nuovo contratto provinciale siglato in estate abbiamo previsto che venga concordata la necessità di definire prassi positive e specifiche procedure di controllo per i cantieri che si svilupperanno nel contesto di Cortina 2021. Il problema dei massimi ribassi sta tutto nel fatto che possono derivare o da tagli del costo del lavoro, o da tagli sui materiali utilizzati o da altre iniziative».


«Si consideri che molto spesso in appalti edili le imprese appaltanti applicano i contratti di altre categorie, soprattutto metalmeccanico, e questo significa un risparmio per l’imprenditore di tremila euro l’anno a lavoratore», prosegue il segretario della Fillea che annuncia l’intenzione di siglare, entro dicembre, in Prefettura un protocollo per cui «se verranno qui a lavorare imprese da fuori provincia o fuori regione saranno costrette a versare i contributi almeno nella Cassa edile bellunese».


«Dobbiamo essere molto attenti per questo appuntamento sportivo», sottolineano anche Sebastiano Grosselle e Paola Tegner della segreteria Fillea. «È una esperienza deve lasciare delle conseguenze positive. Il governo gestisca questa occasione perché sia un momento di crescita legale e regolare dell’economia».


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