Condanna a Cetera: la Usl 1 ricorre in appello

Pieve. Nella sentenza di primo grado di qualche mese fa non è stato quantificato il danno subito dall’azienda e non è stata prevista nemmeno una provvisionale
Il primario di ginecologia dell'ospedale civile di Pieve di Cadore, Carlo Cetera, in una immagine di repertorio...ANSA/Stefano CAMPOLO - Il dottor Carlo Cetera e' primario del centro di procreazione assistita di Pieve di Cadore Ha lavorato negli ospedali di Cles e Cavalese
Il primario di ginecologia dell'ospedale civile di Pieve di Cadore, Carlo Cetera, in una immagine di repertorio...ANSA/Stefano CAMPOLO - Il dottor Carlo Cetera e' primario del centro di procreazione assistita di Pieve di Cadore Ha lavorato negli ospedali di Cles e Cavalese

PIEVE DI CADORE. L’Usl 1 Dolomiti contro la sentenza di condanna del tribunale di Belluno nei confronti dell’ex primario di ginecologia di Pieve di Cadore, Carlo Cetera.

L’azienda sanitaria, infatti, ha dato mandato al proprio legale, l’avvocato Salvatore Frattallone dello studio legale padovano Frattallone & Partners di ricorrere in appello sia in riferimento al capo della sentenza che ha stabilito il dovere del risarcimento, senza però quantificarne l’entità e rinviando per questo al giudice civile, sia per l’intervenuta assoluzione di uno dei reati ascritti.

All’ex primario del Centro di procreazione di Pieve di Cadore erano stati comminati cinque anni e sei mesi di reclusione, l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e legale, e l’interdizione dalla professione medica per la durata della pena. Ma per l’accusa di concussione tentata e consumata, i giudici Coniglio, Sgubbi e Cittolin hanno deciso di derubricare il reato in induzione indebita a dare o promettere utilità. Assolto dall’accusa di corruzione, invece, perché il fatto non sussiste, il presidente della Sismer di Bologna Luca Gianaroli e scagionata anche la Società italiana studi di medicina della riproduzione che era stata citata come responsabile amministrativa, in quanto non avrebbe impedito a un proprio dirigente di commettere un reato.

Il caso era scoppiato nel 2011, ma la convenzione tra l’Usl 1 e la Sismer è andata avanti fino alla scadenza naturale del contratto del dicembre dell’anno dopo. Cetera era accusato di aver chiesto dei soldi alle aspiranti mamme per accorciare le liste d’attesa di due anni e molte hanno pagato tra i due e i tremila euro, consegnandoli sempre lontano dall’ospedale: un bar, un casello autostradale o un’azienda. Diciassette i casi contestati, dei quali 15 riusciti e due solo tentati.

Nel processo di primo grado, l’allora Usl 1 si era costituita parte civile per il danno subito da questa vicenda. Ma nella sentenza di primo grado, i giudici, pur riconoscendo questo danno economico, non solo non lo hanno quantificato, rinviando quindi al procedimento civile per la sua determinazione, «ma non è stata nemmeno prevista una provvisionale», dicono dai vertici dell’azienda sanitaria. Che ha così deciso di ricorrere in appello facendosi rappresentare dallo stesso difensore a cui aveva dato mandato in primo grado, vale a dire l’avvocato Frattallone.

Paola Dall’Anese

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