Condannato per il crollo del palazzetto

Sappada. Otto mesi all’architetto Laner che progettò la struttura collassata nel gennaio 2009 a 25 anni dalla costruzione
Di Irene Aliprandi
Il palasport di Sappada dopo l'ulteriore crollo di lunedi' sera
Il palasport di Sappada dopo l'ulteriore crollo di lunedi' sera

SAPPADA. È stato condannato a otto mesi di reclusione, con pena sospesa e non menzione Franco Laner, l’architetto di Cortina che nel 1982 progettò il palazzetto dello sport di Sappada crollato nel gennaio del 2009. Ieri pomeriggio il giudice Sergio Trentanovi ha emesso la sentenza e le motivazioni si conosceranno tra un paio di settimane. A Laner sono state riconosciute le attenuanti generiche e il giudice ha escluso alcune parti del capo di imputazione, che aveva portato il pm Simone Marcon a chiedere una pena di un anno e otto mesi. Parzialmente soddisfatta anche la parte civile, il Comune di Sappada rappresentato dall’avvocato Raffaella Mario, che aveva chiesto la condanna e una provvisionale di 100 mila euro più le spese legali. L’architetto dovrà pagare 20 mila euro e altri 5 mila euro di rimborso per le spese legali. Prima della sentenza Laner ha rilasciato alcune dichiarazioni spontanee: «Anche se è stata un’esperienza devastante che ha chiusa la mia carriera, nel profondo della mia coscienza non ho nulla da rimproverarmi», ha detto tra le altre cose.

Durante l’udienza di ieri è stato ascoltato l’ultimo testimone, il geometra responsabile dell’ufficio tecnico del Comune di Sappada, Giampaolo Piller, che ha ricostruito gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria del palazzetto dagli anni ’90, soffermandosi sui lavori realizzati nel 2003 per risolvere le notevoli infiltrazioni d’acqua segnalate fin dal 2001. Il geometra ha ricordato anche il sopralluogo fatto alla vigilia di Natale prima del crollo, per le segnalazioni di rumori anomali all’interno del palazzetto.

I legali dell’architetto, Giovanni Caruso e Fabio Pinelli del foro di Padova, hanno incalzato il testimone in particolare citando un dm del 1996, anno in cui la normativa sui carichi venne modificata rispetto a quella in vigore al momento della progettazione. Piller ha dichiarato di non essere stato a conoscenza della norma sopravvenuta, nè del fatto che il palazzetto era progettato e collaudato per un carico massimo di 240 chilogrammi per metro quadrato, notevolmente inferiori ai 740 presenti al momento del crollo della copertura, al culmine di un inverno di nevicate notevoli, ma non straordinarie , come hanno sostenuto il pm e la parte civile. L’avvocato Mario ha anche rilevato come la norma in vigore al momento della progettazione prevedesse sì un carico minimo di 240 chili per metro, ma da adeguarsi al contesto ambientale della struttura. In sostanza, l’architetto Laner avrebbe dovuto considerare nei suoi calcoli che a Sappada nevica sempre molto, come confermato dai dati meteo citati dal pm. Le parti e il giudice Trentanovi hanno anche cercato di capire se fosse evidente il processo di marcescenza delle parti in legno, rilevato diffusamente dai periti dopo il crollo e quanto possano aver influito le manutenzioni sulla staticità della struttura.

Costato un miliardo di lire, il palazzetto dello sport di Sappada fu realizzato su un progetto che doveva essere innovativo sia dal punto tecnico che estetico, ma ebbe vita breve: solo 25 anni, fatto ricordato da accusa e parte civile con paragoni ad edifici pubblici e privati assai più anziani, tutti usciti indenni da quell’inverno. La difesa ha puntato soprattutto nelle scarse e tardive di manutenzioni, chiamando in causa presunte responsabilità del Comune di Sappada, e nell’eccezionalità delle nevicate segnalate in quei giorni anche dalla protezione civile della Regione Veneto.

Dopo il deposito delle motivazioni, la difesa si riserva di presentare appello, mentre il Comune di Sappada trasferirà la vicenda in sede civile.

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