Condannato per violenza su una donna

Cinque anni e mezzo all’imprenditore sovramontino Remo Dalla Santa che ha chiesto il giudizio con rito abbreviato

SOVRAMONTE. Cinque anni e mezzo di reclusione per aver fatto violenza ad una donna dopo averla portata a bere in vari locali. Ieri a Vicenza il giudice per l’udienza preliminare, Cristina Arban, ha condannato Remo Dalla Santa, 48 anni, imprenditore residente a Sovramonte, a cinque anni e mezzo di reclusione e al versamento di una provvisionale (somma immediatamente esigibile) di 25 mila euro nei confronti della vittima, una donna trentina di 33 anni. L’imputato, difeso dall’avvocato Antonio Prade, dovrà inoltre pagare 6.400 per le spese processuali sostenute dalla parte civile.

Secondo la ricostruzione della procura, i fatti al centro del processo sono da collocare temporalmente nell’ottobre 2015 quando la donna, dovendo rientrare dalle vacanze fuori regione aveva chiesto all’ex fidanzato (col quale aveva mantenuto buoni rapporti nonostante la fine della relazione sentimentale) di andarla a prendere all’aeroporto di Treviso.

«Viene il mio amico Remo», gli aveva risposto l’ex. E infatti, all’appuntamento si presenta proprio Dalla Santa. Che dice alla ragazza: «Prima di portarti a casa, ti va se mi fermo a Bassano a vedere una persona?».

Incassato il sì della giovane, la coppia avrebbe quindi passato la sera in giro a locali tra Bassano e Rosà a bere. E a quel punto, secondo la tesi dell’accusa, è scattato il piano dell’imprenditore che ha portato la sua vittima in campagna, in due diverse località: a Vicenza, in zona Polegge, e poi ancora fra Bassano e Rosà.

Qui, ha spogliato la ragazza abusando di lei e costringendola a subire anche pratiche sessuali estreme.

Nei giorni immediatamente successivi la trentina, che oggi vive all’estero, si era dovuta recare in Irlanda per lavoro. Ma continuando ad accusare dolore si era recata in ospedale dove ai medici le ecchimosi e le lesioni riscontrate sul suo corpo erano parse evidenti tanto da informare la polizia. Lei, poi guarita in una decina di giorni, aveva quindi formalizzato la denuncia.

Rientrata in Italia, la procura aveva chiesto una misura cautelare nei confronti dell’imprenditore feltrino che il giudice, però, non aveva accettato evidenziando delle incongruenze nel racconto della giovane. E questo anche in virtù del confronto tra la sua versione dei fatti e i tabulati telefonici. La ragazza avrebbe anche contattato il bellunese su Facebook dicendogli che stava male. Il pubblico ministero Paolo Fietta, dopo avere chiuso le indagini, aveva quindi chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di Dalla Santa.

A cristallizzare il racconto della vittima era stato anche l’incidente probatorio a cui la donna era stata sottoposta. Al giudice, e agli avvocati delle parti, l’artigiana (che dopo essere arrivata in Irlanda aveva saputo di essere incinta ma non dell’imprenditore) aveva ripercorso la notte di violenza.

«Mi ha portata in campagna - aveva ripetuto - mi ha spogliata e ha abusato di me in tutti i modi possibili. Non potevo scappare. È durato una notte intera. È stato davvero terribile». Parole che il gup ha evidentemente ritenuto attendibili visto che ha inflitto a Dalla Santa (che aveva chiesto di essere giudicato con il rito abbreviato che consente lo sconto di un terzo della pena in caso di condanna) cinque anni e mezzo di reclusione.

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