Confessione col sorriso di Ghedina: «Sugli sci Gianluca Vacchi era più forte di me e Tomba»

“Una montagna di libri” si concentra sui mondiali di sci con il «Ghedo» intervistato da Aldo Cazzullo: ne escono aneddoti degli anni in cui i tre gareggiavano insieme
Alberto Tomba e Gianluca Vacchi, bambini sciatori a Cortina (foto Corriere.it), a destra Vacchi su instagram
Alberto Tomba e Gianluca Vacchi, bambini sciatori a Cortina (foto Corriere.it), a destra Vacchi su instagram

CORTINA. «Io e Tomba gareggiavamo insieme, ma venivamo sempre battuti da Gianluca Vacchi. Per nostra fortuna smise di sciare...».

«Tutto vero, ma nessuno come Kristian riusciva a far correre gli sci, non aveva paura di niente». Un botta e risposta unico, a tutto sci, quello andato in scena tra “Una montagna di libri” e le colonne del “Corriere della sera”.

Protagonisti Kristian Ghedina, icona dello sci, e Gianluca Vacchi, imprenditore e influencer. Che a sorpresa, a pochi giorni dai Mondiali, rispondendosi sulle pagine del giornale, hanno ricordato gli anni trascorsi insieme sugli sci. E rivelato aneddoti sconosciuti.



«La paura l’ho sempre cercata»: è Ghedina ad aprire la danza dei ricordi, intervistato da Aldo Cazzullo, «da bambino guardavo Tarzan, poi salivo sugli abeti di fronte a casa, alti dieci metri, e mi lasciavo cadere di ramo in ramo. A 14 anni, siccome papà non mi comprava la moto, me la sono costruita saldando pezzi trovati nella discarica, e l’ho collaudata scendendo sulla pista olimpica del bob: facevo gara con un amico a chi prendeva le curve paraboliche più in alto; se cadevi, eri morto». Poi “Ghedo” rivela un dettaglio poco noto: «Io e Alberto Tomba gareggiavamo insieme, ma venivamo regolarmente battuti da Gianluca Vacchi». Quello dei balletti sui social?, lo incalza l’intervistatore. «Lui. Per nostra fortuna smise di sciare».

E a poche ore di distanza è arrivata la risposta, gustosissima e inaspettata, di Gianluca Vacchi. Che intervistato da Michela Proietti sempre sul “Corriere” dichiara: «Sì, è tutto vero, e il fatto che Kristian lo abbia ricordato mi ha proprio fatto piacere: fino a 17 anni sciavo più forte di Ghedina e Tomba. Ma non so se sarei stato un campione: il talento da solo non basta e sarei stato forse penalizzato dal mio carattere particolarmente sensibile. Quando hai un cancelletto e, oltre, un muro di ghiaccio devi essere un carrarmato, come Alberto, o un matto come Kristian».

In che senso il Ghedo era matto? «Una volta eravamo in camera insieme in ritiro e di notte non si trovava più», ricorda Vacchi, «era in pigiama, con scarpe da ginnastica e tanti gradi sotto zero, a fare prove di equilibrio saltando da un sasso all’altro sul fiume». —
 

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