Confindustria in aiuto delle terre alte

Nasce un gruppo di lavoro per rilanciare le aziende delle aree svantaggiate. Caner: «Ora serve coesione tra le istituzioni»
federico caner
federico caner
BELLUNO. Qual è la ricetta giusta per assicurare un futuro al lavoro e alla vita in montagna? Al convegno organizzato da Confindustria Belluno Dolomiti dal titolo “La montagna che costruisce futuro”, una risposta univoca non c’è stata, anche per la natura stessa della questione che non sembra essere di facile soluzione. Ciò che è emerso, però, sono state tante proposte e analisi del problema che sembravano avere un unico comune denominatore: se non c’è coesione tra le istituzioni non è possibile lo sviluppo di un progetto ad ampio respiro.


Ne è sicuro l’assessore veneto alla programmazione, al turismo e allo sviluppo montano Federico Caner che sostiene che troppo spesso il bellunese, e il territorio montano in generale, abbiano visto la Regione come un ostacolo e che si siano spesso chiesti fondi per aiutare il turismo senza avere pronto un piano generale di sviluppo dell’intero territorio. «Come Regione abbiamo una strategia per queste aree, però poi sono i diretti interessati a non fare fino in fondo la loro parte, per sposarsi bisogna essere in due. Penso ad Asiago, dove ci sono diversi progetti molto belli ma completamente scollegati tra di loro. Chiedere fondi può aiutare ma deve esserci una macchina locale da alimentare, con progetti ben strutturati un domani non saranno più i soldi pubblici a tenere in piedi il sistema montagna, ma un motore interno e autosufficiente».


A fargli eco, anche se con qualche dubbio sulla reale mancanza di impegno da parte degli enti montani, è stata la professoressa Patrizia Messina dell’Università di Padova che ha parlato di «frammentazione amministrativa che frena lo sviluppo del territorio». La studiosa ha portato l’esempio di altri paesi europei dove è chiaro, come in Germania, il beneficio portato alla gestione delle realtà montane da enti ben strutturati su tutti i livelli che riescono a dialogare e collaborare senza pestarsi i piedi. «Lavorare in sinergia vuol dire ridurre al minimo i livelli della burocrazia», ha spiegato Messina, «vuol dire favorire il welfare delle comunità montane, l’unione tra comuni e la defiscalizzazione per le piccole imprese locali e non per le multinazionali che costruiscono l’ennesima pista da sci. Bisogna, insomma, aiutare chi la montagna la vive tutti i giorni e non solo il turista della domenica».


Una proposta concreta è arrivata dal segretario generale di Confindustria Lombardia, Silvia Pagani, che ha parlato del progetto Eusalp che coinvolge tutte le regioni e i paesi della macroregione alpina europea così da poter far fronte a problemi comuni al territorio montano.


Per Stefan Pan, presidente del consiglio per le Politiche di coesione territoriale di Confindustria «ora manca un tavolo di discussione bellunese sul tema, penso che l’incontro sia stato un primo passo importante in questa direzione».


Sulla necessità di un gruppo di lavoro che si occupi dei temi e delle istanze delle “terre alte” si sono espressi anche il deputato Enrico Borghi e il presidente degli industriali bellunesi Luca Barbini: «Esiste una visione vecchia della vita in montagna», ha spiegato Barbini, «per questo creeremo un gruppo tecnico interno a Confindustria che si occupi delle questioni legate al territorio montano». «Il territorio montano è in una delicata fase di mutazione», ha chiarito Borghi, «dobbiamo avere coraggio e non far entrare in gioco la nostalgia, che rischia di bloccarci con dei tabù nella creazione di un futuro per la montagna».


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