«Confusione e centralismo miope»

Per Piccoli (Forza Italia) sarà un disastro per i servizi del Veneto

BELLUNO. «Dal bicameralismo perfetto al bicameralismo confuso». Ne è convinto il senatore Giovanni Piccoli, Forza Italia, uno tra i più attivi sul fronte del No. «Sarà un Senato incerto nelle destinazioni e nelle applicazioni. Sarà una seconda Camera che conserverà competenze su una ventina di materie, anche importanti, a partire dalle norme comunitarie, inoltre può chiedere di trattare, modificare e integrare le leggi licenziate dalla Camera. Non sarà un Senato delle autonomie, ma si occuperà anche di legiferare e per di più con una decina di procedimenti diversi, come ci spiegano i costituzionalisti».

Insomma, le incertezze rimangono tante?

«Perfino sulla nomina dei senatori», insiste Piccoli, «oltre che sulle funzioni, contraddicendo l’idea dell’abolizione del Senato e del bicameralismo perfetto. È una riforma pasticciata che non dà prospettive certe».

Qualcuno dice che era l’unica riforma possibile.

«Non è vero e non è nemmeno l’unico compromesso possibile con le Province a Statuto Speciale che sono quelle che ci guadagnano di più da questa riforma, basti pensare che avranno 4 senatori per 2 milioni di abitanti, il Veneto 7 senatori per 5 milioni, la Valle d’Aosta addirittura 2 per 120 mila persone. Non c’è proporzione».

Ammetterà che i costi si riducono parecchio.

«In democrazia i costi vanno presi con le pinze. Non può funzionare un ragionamento così terra terra. I consiglieri regionali hanno altro da fare e il nuovo Senato funzionerà solo se lavorerà molto e bene. Ma soprattutto si priva la popolazione della possibilità di votare i propri rappresentanti in Parlamento e questo è gravissimo».

Qual è l’impatto della riforma sul territorio bellunese?

«Per Belluno e per il Veneto la riforma del Titolo V è un’ipocrisia con conseguenze terribili. Si tolgono competenze alle Regioni a Statuto ordinario che ne escono massacrate pur essendo realtà che funzionavano bene come il Veneto, estirpando la possibilità di riconoscere la virtuosità e la specificità dei territori. In compenso si blindano gli Statuto speciali, dei mostri della spesa pubblica, perdendo di vista l’equità di trattamento dei cittadini che vivono in territori diversi. Equità che è dettata dalla Costituzione stessa all’art. 3. Per materie come l’ambiente e la formazione professionale sarà un disastro. Per la sanità l’uniformazione dei livelli minimi porterà minori trasferimenti, con buona pace del Veneto che è un’eccellenza mondiale e che finirà per dover ridurre le prestazioni. Si è costruito un centralismo miope e incapace di garantire lo sviluppo dei territori».(i.a.)

Riproduzione riservata © Corriere delle Alpi