Consiglio comunale di Belluno, bagarre sulla caserma Piave
BELLUNO. Paura e tanta perplessità. Scoppia la bagarre in consiglio comunale. Ieri in aula è arrivata la convenzione per assegnare un edificio della ex caserma Piave all’associazione «islamica», per dirla con le parole di Ida Bortoluzzi, Insieme per il bene comune. Le minoranza (escluso il Movimento 5 stelle) hanno chiesto di ritirare la delibera e di riportarla in commissione per approfondimenti e «per evitare che la questione venga strumentalizzata» (Claudia Bettiol), la maggioranza ha replicato dicendo che l’associazione «persegue fini legittimi e poi a Belluno certe cose non succedono, perché avere paura?» (Emiliano Casagrande). «Il nostro non è buonismo ma applicazione dei principi di integrazione», ha rincarato Marco Purpora.
I toni si sono fatti accesi, il presidente Francesco Rasera Berna ha bacchettato i consiglieri perché da regolamento una firma di sei di loro avrebbe permesso di discutere serenamente del tema evitando le sole dichiarazioni di voto. Patrizia Burigo ha cercato di riportare la discussione alla normalità dicendo che «nessuno è contro l’integrazione, chiediamo solo la possibilità di approfondire vista l’ansia che ha generato la notizia».
Niente da fare. La delibera è stata messa ai voti ed è passata. Fra le polemiche. Claudia Bettiol e Irma Visalli, Ida Bortoluzzi e Pingitore sono usciti dall’emiciclo contestando il metodo. Roberto De Moliner, Patrizia Burigo, Zoleo e Rasera Berna sono rimasti in aula ma non hanno partecipato al voto. Mirco Costa, Celeste Balcon, Fabio Da Re, Simonetta Buttignon e Lorena Ghirardini, passata nel gruppo misto, hanno votato contrario. La delibera è dunque passata con i voti di tutta la maggioranza presente (Massaro, Ermano De Col, Rufus Bristot, Emiliano Casagrande, Cristina De Bona, Walter Cibien, Ciociano,Purpora, Lecis, Masut, Flippo Cibien, Francesca De Biasi), di Guido Comel del gruppo misto e dei due consiglieri 5 stelle Marchese e Lanari.
L’associazione Insieme per il bene comune, che opera per la salvaguardia e la promozione dell’identità culturale delle comunità di immigrati, in particolare di lingua araba, e per la piena inclusione delle stesse nella vita sociale locale (si legge in delibera), ha chiesto uno spazio alla Piave per fare attività di promozione sociale per le comunità immigrate, corsi di lingua araba e italiana, progetti con Usl e Avis, attività sportive e ricreative. La giunta ha aderito alla richiesta il 16 dicembre, ma la convenzione è arrivata in commissione solo il 21 febbraio.
«Perché non prima?», ha detto Ida Bortoluzzi. Perplessa per vari aspetti. «L’associazione islamica farà un intervento di recupero dello stabile assegato che costerà 136 mila euro. Dice che ottiene i finanziamenti dai tesseramenti, le erogazioni liberali, io non sono razzista ma chiedo trasparenza». Neanche Fabio Da Re vuole sentirsi dare del razzista, «ma quali informazioni ha il sindaco per garantire la sicurezza ai cittadini?», ha detto. La Zoleo si è dichiarata a favore «dell’integrazione e dell’accoglienza, ma la gente mi ferma per strada, è preoccupata perché teme venga fatta una moschea. Ritirate la delibera e torniamo a discuterne, non mi pare ci sia fretta di decidere». Anche secondo Claudia Bettiol la delibera doveva essere ritirata, «perché serve maggiore informazione per evitare strumentalizzazioni». «Ci sono aspetti sociali da considerare», ha aggiunto Lorena Ghirardini.
Compatta però la maggioranza. «Se ci sono motivi sostanziali per bocciare la delibera, vengano dimostrati», ha detto Emiliano Casagrande. «Perché avere paura? Siamo a Belluno... E comunque penso che Prefettura e Questura siano informate». «Non si parla di moschea» ha concluso Purpora. «Tutti i documenti sono pubblici e sono stati vagliati, anche sotto il profilo dell’ordine pubblico». Ma i due interventi non hanno convinto le minoranze. Solo i 5 stelle hanno votato a favore, «perché non c’è un motivo formale per non approvare la convenzione».
«Qui non si tratta di essere contrari all’integrazione, ma tenuto conto di quanto è successo al centro islamico di Ponte nelle Alpi e della delicatezza della questione sarebbe stato opportuno un approfondimento», ha detto a margine Simonetta Buttignon.
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