Consultorio senza ginecologo

Da gennaio il posto è scoperto: i pazienti dirottati agli ospedali

PIEVE DI CADORE. Il ginecologo se ne va e il servizio resta scoperto, costringendo i pazienti a rivolgersi direttamente agli ospedali di Belluno o di Pieve di Cadore.

Difficoltà al consultorio di Pieve di Cadore. Da gennaio, infatti, il medico che lo gestiva (dividendosi tra le sedi di Pieve, Cortina, Auronzo e Santo Stefano, oltre a prestare alcune ore nel consultorio del Longaronese-zoldano) se n’è andato, lasciando in crisi l’Usl, ora chiamata a trovare un sostituto. Ma la soluzione del problema non è semplice come pare.

Reperire medici disposti a venire in montagna sta infatti diventando difficile, lo stesso dicasi anche per i ginecologi. «Abbiamo avviato un bando per trovare questa figura, ma per ora nessuno sembra disposto a venire qui», dice Sandro De Col, responsabile dei distretti dell’azienda sanitaria bellunese. «A questo punto stiamo valutando due ipotesi: cercare una soluzione interna, vale a dire avvalersi dei nostri ginecologi ospedalieri, che in qualche maniera potranno garantire il servizio nei consultori, oppure cercare specialisti convenzionabili», precisa De Col.

Il servizio di consultorio non solo è obbligatorio e previsto per norma, ma «è anche molto richiesto dalla popolazione, perché offre un punto di riferimento importante per le donne e per le coppie. L’ambulatorio ginecologico lavora diversi giorni a settimana; ogni ora vengono viste tre persone, se non ci sono casi particolari, per un totale di 60 visite a settimana», precisa il dirigente dei distretti.

Al consultorio si accede in determinate situazioni ed offre svariati servizi: ci si può rivolgere una donna in gravidanza o in menopausa oppure una coppia che voglia conoscere i metodi contraccettivi; previste anche consulenze per le donne che pensano di interrompere la gravidanza.

Attualmente, quindi, gli unici consultori ancora attivi sono quelli di Belluno e di Agordo, gestiti da unico medico. Mentre prima il servizio ginecologico era aperto a tutte le donne (si accede gratuitamente) ora le regole sono un po’ cambiate: solo se si rientra nei casi sopra indicati si può fissare un appuntamento, altrimenti bisogna rivolgersi all’ospedale di riferimento.

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