Contribuenti in calo «A mancare è il lavoro»
BELLUNO. Diminuiscono i contribuenti in provincia di Belluno. Il dato viene dal Sole 24 Ore ed è confermato dai responsabile dei Caf provinciali.
Secondo il quotidiano di Confindustria, nel confronto tra i redditi 2008 e quelli del 2013 i contribuenti sono scesi del 4,36%. «Segno che manca il lavoro. La maggior parte degli “assenti” sono giovani che faticano a trovare un impiego. Se potessimo incrociare i dati della disoccupazione con questi, uscirebbe il numero dei disoccupati della nostra provincia», precisa Antonio Miotto, referente del Caf Cisl.
«Che la crisi non abbia smesso di mordere lo si evince anche dal fatto che abbiamo riscontrato anche quest’anno tanti utenti con diversi Cud», precisa Tomaso Zampieri, che gestisce il Centro di assistenza fiscale delle Acli. «Ciò sta a significare che i più, soprattutto i giovani, lavorano con contratti interinali. Stando così le cose, si allarga la forbice tra chi ha un reddito buono e chi invece stenta ad arrivare alla fine del mese».
Secondo Zampieri, «la precarietà è maggiormente concentrata nella parte bassa della provincia, soprattutto in Valbelluna, dove d’altra parte si concentra la popolazione giovane».
«Che molti non abbiano un posto fisso», aggiunge Miotto, «lo si evince anche dal fatto che sono aumentate le domande per l’accreditamento del rimborso Irpef tramite l’Agenzia delle Entrate sul conto corrente personale dell’utente».
L’analisi evidenzia anche come il reddito medio, pari a 20.187 euro in provincia di Belluno, sia cresciuto dal 2008 al 2013 dell’1,21%. «Un’inezia», commenta Claudio Zaccarin del Caf Cgil, «se si considerano gli aumenti dei prezzi, del costo della vita e delle tariffe che abbiamo subito dal 2008 ad oggi. Se anche ci fosse stato un aumento di reddito, questo non sarebbe bastato a coprire queste ulteriori spese. Si spende di più e si incassa meno, in proporzione. Ad oggi la situazione è tale per cui chi stava bene (ovvero un nucleo di due persone), continua a starlo».
E se ad oggi i genitori hanno rappresentato un ammortizzatore importate per i figli, «non possiamo pensare, vista la riforma delle pensioni, che ciò valga anche per il futuro. Chi lavora oggi, infatti, dovrà farlo fino a quasi 70 anni, quindi i nonni non terranno più i nipoti. Così stando le cose, aumenteranno le spese familiari per asili e baby sitter», conclude Zaccarin.
Paola Dall’Anese
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