«Contro i conflitti, rinnovare gli ideali alla base della Resistenza»

Alla festa della Repubblica, i ragazzi della Consulta studentesca e gli studenti del Dal Piaz di Feltre hanno letto brani dalla Costituzione

BELLUNO. «Sono ancora tantissimi i conflitti nel mondo. Chiudiamo gli occhi e ci giriamo dall’altra parte? No, quello che dobbiamo fare è rinnovare gli ideali che furono alla base della Resistenza e quelli che portarono, 70 anni fa, alla vittoria della Repubblica».

I ragazzi della Consulta provinciale degli studenti e gli alunni del “Dal Piaz” di Feltre si sono affidati alla lettura di alcuni passaggi fondamentali della Costituzione per l’intervento tenuto ieri mattina al Teatro comunale di Belluno, in occasione delle celebrazioni per il 70° anniversario della fondazione della Repubblica. «L’Italia, purtroppo, è oggi agli ultimi posti per numero di laureati e ai primi, al contrario, per evasione fiscale e corruzione», hanno detto i ragazzi. «Non vogliamo più leggere queste classifiche, ma notizie che testimoniano che “l’Italia s’è desta”. E che i conflitti politici si sono trasformati in concordia. Troppo difficile? Basterebbe riprendere lo spirito di quel 2 giugno 1946 e quello della Costituzione. Come scrisse Piero Calamandrei nel 1955, “La Costituzione è un pezzo di carta: la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile, bisogna metterci dentro l’impegno, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità”».

E la libertà va difesa e conquistata, quotidianamente, come messo in primo piano dalle testimonianze di alcuni partigiani bellunesi raccolte dagli studenti del “Dal Piaz”. Partigiani e partigiane a cui ieri è stata consegnata, per la prima volta a Belluno, la “Medaglia della Liberazione”, il riconoscimento che il Governo, insieme al ministero della Difesa, ha deciso di coniare lo scorso anno, in occasione dei 70 anni dalla Liberazione, quale simbolo di riconoscenza nei confronti di tutti coloro, viventi al 25 aprile 2015 (partigiani, internati militari nei lager nazisti, combattenti inquadrati nei reparti delle forze armate), che hanno partecipato alla Resistenza e alla lotta per liberare il paese dall’occupazione nazifascista.

A margine della cerimonia, allietata dai canti del coro “Vece voci” di Feltre, non è emerso il tema, tanto dibattuto, del referendum costituzionale. Ma la Costituzione è stata più volte citata nei discorsi ufficiali. «Il 2 giugno di 70 anni fa gli italiani e, per la prima volta, le italiane, scelsero la Repubblica», ha detto il prefetto, Francesco Esposito, «e da quelle basi si formò quell’assemblea costituente che scrisse la Carta fondamentale. Il nostro paese cambiò pagina. A chi ha combattuto per la libertà e per la Repubblica dobbiamo guardare con gratitudine, indicandolo come esempio per i nostri giovani e tramandando i valori affinché non svaniscano. Ed è per le nuove generazioni, oltre che per i padri dello Stato repubblicano, che dobbiamo affrontare le sfide che si pongono oggi davanti a noi».

Tra le sfide, come ricordato dal sindaco di Belluno, Jacopo Massaro, c’è quella dell’accoglienza: «Settant’anni fa non si scelse solo una forma per lo Stato, ma anche alcuni principi. Quello dell’uguaglianza, per cui nessuno nasce con più o meno diritti rispetto agli altri. E il principio di democrazia e rappresentanza. Spesso li diamo per scontati, ma che scontati non sono ci viene testimoniato da chi arriva da noi scappando da realtà in cui libertà e democrazia non esistono. I fatti di 70 anni fa devono farci riflettere su quel che accade oggi».

«Il 1946 fu anche l’anno in cui le donne poterono per la prima volta votare», ha ribadito Daniela Larese Filon, presidente della Provincia. «Quarant’anni dopo, Tina Anselmi fu la prima donna a ricoprire la carica di ministro. Ricordando gli anni dopo la seconda guerra mondiale, non dobbiamo dare per scontata la democrazia, nemmeno oggi». Larese Filon ha anche espresso compiacimento per «il riconoscimento del nostro territorio arrivato finalmente, da parte dello Stato, con la nomina del prefetto. Un territorio che, a livello centrale, torna a esistere».

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