Controlli sulle emissioni della fonderia: Hydro non ci sta e ricorre al Tar
Troppi controlli e troppo costosi. Hydro non accetta parte delle prescrizioni sul controllo delle emissioni in continuo derivanti dall’ampliamento della fonderia di via Montegrappa e ricorre al Tar. Prescrizioni previste nell’Autorizzazione integrata ambientale firmata dalla Provincia e votata all’unanimità dalla Commissione integrata l’1 marzo con la quale si autorizza l’intervento che porterà da 160 a 250 tonnellate giornaliere di materiale lavorato con un incremento di circa il 40 per cento sulla produzione.
Per l’amministrazione comunale si apre così una nuova partita giudiziaria (da giocare insieme a Provincia e Arpav chiamate a rispondere in solido), che non spaventa né il sindaco Paolo Perenzin, né l’assessore all’ambiente Valter Bonan: «Con la salute dei cittadini non si scherza», affermano, facendo poi riferimento alla scelta dell’azienda di ricorrere al Tar: «Per una multinazionale come Hydro che sbandiera la propria attenzione all’impatto ambientale e apre la porte al pubblico, ci sembra una decisione perlomeno strana. Questa era l’occasione per dare una dimostrazione di trasparenza nei confronti della comunità feltrina che convive con una fonderia nel centro cittadino. Troviamo il ricorso presentato un fatto sgradevole e inaccettabile».
Tra le motivazioni del ricorso al Tar nel quale non si chiede la sospensiva, Hydro punta anche sull’aspetto dei costi: «Un altro aspetto che ci ha meravigliato», spiegano Perenzin e Bonan, «perché stiamo parlando di una multinazionale che conta 35 mila dipendenti in 40 Paesi del mondo ed è uno dei gruppi più grandi al mondo nel settore della lavorazione dell’alluminio. In pratica viene contestato il costo di 90 mila euro per l’allestimento degli impianti di rilevazione più i 32.500 euro annui necessari per le analisi. Cifre che ci sembrano alla portata di un colosso mondiale, tenuto conto che si parla di verificare la sicurezza delle emissioni in un contesto urbano. Non è un capriccio dell’amministrazione comunale, tanto che pure i sindacati ci hanno affiancato in questa iniziativa e poi anche Provincia e Arpav hanno votato il documento».
Davanti al giudice arriverà un caso che potrebbe fare scuola: «C’è in ballo il principio di precauzione», aggiunge Valter Bonan, «e la tendenza di questi ultimi anni è che spetti al proponente fare tutto ciò che è possibile per mitigare i pericoli legati all’attività produttiva». A fare scattare il ricorso è stata la richiesta del Comune di Feltre di inserire le diossine e il benzo(a)pirene tra le sostanze da monitorare, mentre non aveva sollevato rilievi nei confronti della richiesta dell’Arpav di monitorare le polveri.
Le soluzioni che si possono prospettare al momento sono due: la prima è che Hydro proceda alla realizzazione dell’ampliamento seguendo le prescrizioni e attenda l’esito della causa al Tar per chiedere, nel caso gli venisse data ragione, i danni derivanti dai costi sostenuti: in pratica 90 mila euro per il 2019 (il costo dell’istallazione dell’impianto di rilevazione) più 325 mila euro corrispondente alla spesa da sostenere per dieci anni di analisi. L’alternativa è che Hydro sospenda la procedura di ampliamento. Qualcosa si saprà entro la fine di maggio visto che l’azienda ha 90 giorni di tempo per presentare un progetto che spieghi l’installazione dei dispositivi necessari ai rilevamenti delle emissioni. Il termine è scattato dall’1 marzo, cioè da quando l’autorizzazione è stata firmata.
«La salute pubblica è un tema troppo importante», concludono sindaco e assessore, «ed è per questo che dopo Pasqua organizzeremo un incontro pubblico con la cittadinanza per spiegare i termini della questione e ascoltare le voci delle persone». —
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